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Le Nazioni Unite hanno accertato che il 2023 è stato l’anno più letale per i migranti nel mondo (Sud America, Africa, sud-est Asiatico). Tra morti e sparizioni hanno contato che almeno 8.565 persone hanno perso la vita. L’aumento delle guerre, l’insicurezza hanno portato le persone a rischiare la morte in rotte migratorie pericolose. Il dato rappresenta un aumento del 20 per cento rispetto al 2022. I numeri provengono da uno studio condotto dal Missing Migrants Project dell’Organizzazione Internazionale per le Migrazioni dell’ONU con morti e sparizioni per lo più dovuti al fatto che i percorsi per una migrazione sicura e regolare rimangono limitati, per cui centinaia di migliaia di persone cercano di migrare ogni anno attraverso rotte irregolari in condizioni sempre più insicure. Cause dirette di decesso indicano che più della metà sono morti per annegamento, il 9 per cento per incidenti stradali e il 7 per cento condizioni ambientali, mancanza di acqua e cibo, per violenze subite o per motivi sconosciuti. Tuttavia, l’osservatore regionale per le Americhe del Missing Migrants Project, Edwin Viales, ha sottolineato che c’è “una grande sottostima” dei dati in aree come la giungla di Darien, uno dei passaggi più mortali per coloro che intraprendono la rotta dal Sud America e il confine tra Stati Uniti e Messico, considerato il più pericoloso del mondo per i migranti. Nel Mediterraneo non va meglio visto che la rotta via mare Nord Africa-Italia rimane la più letale per i malcapitati, con almeno 3.129 morti e scomparse registrate l’anno scorso, mentre dal gennaio 2014 al mese di ottobre 2023 sono decedute nel Mediterraneo oltre 22.400 persone.