Il piccolo Vittorio Fortunato deve tornare dalla madre biologica

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Il piccolo Vittorio Fortunato deve andare a vivere con la madre biologica a Modica. Lo ha deciso la Corte d’Appello di Catania che ha revocato lo stato di adottabilità. Il minore, 3 anni, tanti quanti sono quelli che ha vissuto con quelli che sono i genitori adottivi, dovrà essere “restituito”. I magistrati etnei hanno, addirittura, incaricato i servizi sociali di  avvalersi, eventualmente, delle  Forze dell’Ordine per prelevare il bambino coattivamente in caso di resistenza dei suoi nuovi genitori, “nel pieno interesse del minore”. Abbandonato alla nascita in un sacchetto per la spesa a Ragusa, con il cordone ancora attaccato era sopravvissuto per miracolo. Era il 4 novembre del 2020 quando il piccolo, che venne chiamato Vittorio Fortunato, fu trasferito in emergenza all’Ospedale Giovanni Paolo II di Ragusa in condizioni critiche ma si riprese in fretta a dopo 20 giorni venne affidato in pre-adozione ad una famiglia fuori dal territorio provinciale. La storia del piccolo Miele, questo il soprannome che gli hanno dato i genitori affidatari che lo crescono con amore da quando aveva solo 16 giorni, sembrava aver trovato il più felice dei finali.

E invece no: dopo 3 anni il bambino oggi rischia di essere strappato dalle braccia di mamma e papà ed essere riconsegnato alla donna che lo ha partorito e che è ancora sotto processo penale per concorso in abbandono di minore, il tutto a causa di un errore giudiziario.L ’incredibile storia ebbe inizio Il 4 novembre del 2020 in via Saragat a Ragusa, quando un commerciante – che poi si seppe essere il padre naturale del piccolo – inscenò il ritrovamento di un neonato davanti al suo esercizio commerciale a Ragusa. Era nato da poche ore. Lui, quel giorno, si era recato a Modica chiamato dalla ex compagna, con la quale aveva un’altra figlia: la donna aveva appena partorito un bimbo e lo aveva chiamato per chiedere aiuto. Il commerciante aveva avuto dalle mani della ex compagna quel neonato partorito in casa all’insaputa di tutti. Il commerciante chiamo’ i soccorsi; il piccolo venne trasferito in emergenza all’Ospedale Giovanni Paolo II; il neonato era in condizioni critiche ma si riprese in fretta; dopo 20 giorni venne affidato in pre adozione ad una famiglia fuori dal territorio provinciale.

 L’uomo, col rito abbreviato, è stato condannato a due anni reclusione per abbandono di minorenni. Con la stessa accusa è a processo, con udienza a febbraio del 2024, davanti al Tribunale di Ragusa, la madre che adesso chiede di potere riavere suo figlio. La donna ha sostenuto di non volere abbandonare il piccolo, ma di averlo affidato al padre naturale per portarlo in un ospedale.

Dopo 3 anni il Tribunale di Catania ha disposto il ritorno del piccolo dalla madre naturale entro il prossimo 28 dicembre. I genitori affidatari avevano fatto richiesta di adozione. Questo nonostante il fatto che ad entrambi i genitori naturali venga contestato il reato di abbandono di minore, per cui il padre è già stato condannato a due anni di reclusione, mentre la madre naturale dovrà rispondere dello stesso reato il 9 febbraio.

Sono oltre 21mila le firme raccolte dalla petizione online sul portale Change.org «Lasciate Miele con la sua mamma e il suo papà» lanciata dai genitori che da tre anni hanno in affido il neonato. L’iniziativa, come riportato dal quotidiano La Sicilia, fa seguito al provvedimento del Tribunale di Catania.  L’avvocata specializzata in diritto di famiglia e dei minori del Foro di Catania, Janeth Consalvo, in un colloquio con il quotidiano, afferma come «in questa situazione non ha vinto nessuno, è fallito innanzi tutto il tempo della giustizia» sottolineando che «sono trascorsi tre anni, trai più importanti nella vita di un bambino quelli in cui, come i maggiori studi pedagogici insegnano, si stimolano le potenzialità che determinano lo sviluppo del bambino, il linguaggio, il movimento, il pensiero». Nella petizione i genitori si sono appellati anche alla Commissione Onu per i diritti del fanciullo, «per la vera applicazione della legge, la 184/1983, che, stante l’affido pre adottivo, non prevede il riconoscimento tardivo da parte della famiglia biologica né la revoca dello stato di adottabilità del bambino».

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