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Modica. Su Mt 11,28-29 il primo percorso sinodale a San Giorgio

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Si è tenuto nei giorni scorsi a Modica nella Chiesa di San Giorgio, il primo dei quattro percorsi sinodali sul tema “Evangelizzarsi per evangelizzare” programmati dalla comunità parrocchiale nell’ambito del Cammino sinodale in corso nella Diocesi di Noto. Il primo argomento trattato da Domenico Pisana, dottore in Teologia Morale e membro dell’equipe sinodale diocesana, è stato incentrato sul brano di Matteo 11,28-29:

“Venite a me, voi tutti che siete stanchi e oppressi, e io vi darò ristoro. Prendete il mio giogo sopra di voi e imparate da me, che sono mite e umile di cuore, e troverete ristoro per la vostra vita. Il mio giogo infatti è dolce e il mio peso leggero”.

Il relatore ha messo in risalto come giovani, uomini, donne e anziani del nostro tempo spesso vivono situazioni di affaticamento e stanchezza, sentimenti di paura e di oppressione determinati da un contesto sociale caratterizzato da ira, superbia, egoismo, peccato, pregiudizi e male imperante.
Di fronte a tutto ciò, Gesù di Nazaret, il Risorto, è la risposta al cambiamento; tuttavia, nonostante ancora oggi inviti l’uomo ad andare a lui, ad imparare da lui ad essere costruttore di amore e di pace, trova spesso un rifiuto.
Ecco allora il compito di una chiesa sinodale: farsi annuncio di liberazione, camminare lungo le strade della società, dove il disagio sociale, la mancanza di lavoro, il moltiplicarsi di guerre, di violenze, la fame sono un giogo pesante. Il giogo che questo mondo impone. Un giogo che, spesso, chi è lontano da Dio porta sul proprio collo.
L’invito di Gesù che dice agli uomini e le donne del nostro tempo: “Venite”, è un invito che porta con sé la promessa di un giogo “dolce e leggero“, quello di Cristo. Il “giogo” di Cristo – ha sottolineato Pisana – è la legge dell’amore, è il Comandamento che ha lasciato ai suoi discepoli (cfr Gv 13,34; 15,12).
Il vero rimedio alle ferite dell’umanità, sia quelle materiali, come la fame e le ingiustizie, sia quelle psicologiche e morali causate da un falso benessere, è una regola di vita basata sull’amore fraterno, che ha la sua sorgente nell’amore di Dio.(Benedetto XVI).
La missione evangelizzatrice della chiesa contemporanea deve allora prendere coscienza che oggi c’è tanta sofferenza, tanto bisogno di compassione, c’è tanta gente che soffre interiormente, che è lacerata da contraddizioni e bisognosa di una parola di conforto e di salvezza. Le parole dell’evangelizzatore devono risuonare nel cuore come una speranza, aprire ad un orizzonte nuovo di vita; devono far comprendere che ai bisogni e ai problemi dell’uomo come la malattia, lo smarrimenti, la solitudine, l’alienazione, il Figlio di Dio può dare delle risposte

 

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