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Migranti: Meloni apripista delocalizzazione…l’opinione di Rita Faletti

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Con questo Pd Giorgia Meloni può dormire su sette guanciali. Ciò che il Pd ha fatto per un decennio circa, (non)governando senza mai passare per le urne. E’ l’accezione italiana di alternanza al governo del Paese. Ma Meloni non dorme. E’ il cruccio dei democratici che si trovano spiazzati dopo aver sparato le ultime cartucce nella campagna denigratoria contro “questa destra fascista e sfascista”. La povertà di argomenti e i veti autoimpostisi per evitare conflitti con le frangette della sinistra radicale o per timore di essere superato a sinistra da Conte, hanno convinto il Pd a ispirarsi alle posizioni dei partiti progressisti europei e dei dem americani piuttosto che avere una linea propria. Una tendenza iniziata con il veltroniano “yes, we can” e approdata nell’estremismo dei movimenti woke che stanno prendendo piede nelle università italiane e tra autorevoli esponenti della cultura e del giornalismo salottiero. Oggi il Pd aggiunge alla lista dei temi sensibili, il genere, l’origine etnica o sociale, la donna, la storia e la questione ambientale, due nuovi temi: il Guantanamo italiano e la deportazione dei migranti. Titolo e sottotitolo adatti a un testo del Novecento sul colonialismo. La realtà è assai meno inquietante di come viene presentata dal Pd, niente a che vedere con quanto potrebbe richiedere l’intervento immediato di Amnesty International. Nell’occhio del mirino del Partito democratico è finito l’accordo Meloni-Rama sui migranti, siglato dalla premier italiana e dal primo ministro albanese. L’accordo prevede che i migranti (maschi maggiorenni) soccorsi nel Mediterraneo dalla guardia costiera e dalla guardia di finanza italiane vengano trasferiti in Albania in due centri, uno a Shengjin, nella costa nord del paese, destinato all’accoglienza e all’espletamento delle pratiche di asilo, l’altro, un Cpr, dedicato ai rimpatri. I centri saranno presidiati dalle Forze dell’ordine italiane e funzioneranno secondo la nostra giurisdizione. Le opposizioni contestano l’accordo perché temono che i diritti dei migranti non siano garantiti. In Italia lo sono? Un giro nel paese, nei punti caldi, è sufficiente per capire quanto sia strumentale il discorso peloso dei diritti sbandierato dal Pd che accusa Rama di intelligenza con il nemico e intende espellerlo dal Pse con il supporto del Partito socialista spagnolo. Il premier albanese commenta così le reazioni del Partito democratico: “Il Pd dice le stesse cose della destra albanese e non a caso fa la politica di quelli che non vincono mai. Il Pd non ha imparato niente da Giorgia Meloni, si attacca allo “scandalo” del giorno e fa chiasso ma non conclude nulla”. Sull’accordo Roma-Tirana, Cassese, giudice emerito della Corte costituzionale, rassicura: “Il protocollo d’intesa non contiene violazioni del diritto comunitario e potrebbe rivelarsi particolarmente vantaggioso per l’Italia ma anche per i paesi destinati ai movimenti secondari, come Francia e Germania. Avrà molti imitatori.” Anche l’ex presidente della Consulta afferma che l’intesa con l’Albania rispetta la Costituzione e il diritto internazionale che prevede la delocalizzazione dei centri di gestione dei migranti con lo stesso trattamento che ci sarebbe in Italia. La Commissione europea è stata informata, Scholz non è contrario, Bruxelles neanche, l’Austria è pronta a seguire l’esempio dell’Italia e così la Svezia che ha perseguito la politica dell’accoglienza indiscriminata ed è ora in preda a gruppi etnici che si ammazzano per strada. Con le opposizioni si schiera invece la Cei, che rispecchia la posizione di Bergoglio, attentissimo alla sorte dei migranti assieme a quella dell’ambiente e del dialogo interreligioso. La soluzione italiana, pensata da Giorgia Meloni in relazione alla situazione generale, risponde a tre esigenze: il contrasto al traffico di esseri umani, il controllo e il contenimento dei flussi migratori, la sicurezza dei cittadini in un momento in cui il terrorismo internazionale ha ripreso a colpire. Un accordo storico, come Meloni ha definito l’intesa con Tirana, che produrrà risultati positivi. Dispiacerà ai magistrati già in assetto di guerra che non rinunciano a interpretare le leggi invece che applicarle e al giudice Minniti deciso a concedere l’asilo politico ai terroristi. Una categoria assai in voga dopo il 7 ottobre.

 

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