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Cgil, Conflitto ucraino e accoglienza. Convegno ieri a Modica

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Soltanto il richiamo ad una cultura della Pace, accettata e soprattutto condivisa da tutti, potrà creare le premesse per sconfiggere la guerra in Ucraina, di ogni guerra, perché questa è il prodotto di atti umani.
Nulla allora è impossibile se non trascuriamo la voglia di pace che deve convivere in ognuno di noi ed è la ragione per la quale bisogna istituire un Ministero della Pace.
Questa è una delle tante riflessioni che sono emerse al termine di un convegno sul tema “Richiamo alla Pace” tenutosi nel chiostro di Palazzo San Domenico, sede del Comune di Modica, promosso dall’Associazione Comunità Papa Giovanni XXIII, dalla CGIL di Ragusa.
Come è noto a Modica a Villa Magnificat sono ospitati 17 ucraini minori non accompagnati e due educatrici ucraine nell’ambito del progetto “Stop the war now”. Ne ha parlato il coordinatore, Primo Lazzari, secondo il quale la loro missione è quella di accogliere persone, di ogni età, genere e condizione sociale, che quelli che pensano solo al profitto valutano come scarti. L’obiettivo è ovvio è un’integrazione nella convivenza.
E sull’accoglienza del territorio ha dato la sua testimonianza, Chiara Facello assessore alle politiche sociali del Comune di Modica, sostenendo che il tema della pace passa attraverso i processi educativi (scuola innanzitutto) e formativi come il lavoro che si traduce in inclusione sociale. L’educazione ai giovani alla pace è una missione da recepire e coltivare.
Lo strumento del Ministero della Pace e ancora di più del Commissariato europeo della Pace e scendendo al basso l’assessorato alla Pace sarebbe, secondo Laila Simoncelli, referente della Comunità Papa Giovanni XXIII, un viatico utile a superare la soluzione della guerra come mezzo per risolvere i conflitti. Lei, che ha convissuto negli scenari di guerra, valuta che è il genere umano che progetta la guerra e parimenti potrebbe rivolgere lo sguardo nella direzione opposta e coltivare la pace, accettata e condivisa da tutti.
Paura del buio, ansia da abbandono, perdita di autonomia e quindi di libertà, depressione sono gli stati d’animo cui sono vittime i minori non accompagnati ucraini. Secondo lo psicologo Alessandro Castelli questi ragazzi soffrono della sindrome del sopravvissuto e nel loro cuore ci sono delle cicatrici che difficilmente potranno essere sanate ed è la ragione per quale una politica della pace diventa non solo necessaria ma urgente.
Per farlo, come sostiene Francesco Di Bella, referente della comunità Papa Giovanni XXIII, giustizia e pace, bisogna determinare le corrette sinergie con la politica. È necessario che le istituzioni nel tempo del loro governo debbano costruire la cultura della pace e illustra una proposta per aderire alla campagna del Ministero della Pace, sull’idea del fondatore della Comunità Don Oresta Benzi, istituendo opportune consulte e modificando gli Statuti dei Comuni.
“ Le conseguenze della guerra sull’economia italiana, commenta Peppe Scifo, segretario generale della CGIL di Ragusa che ha chiuso al serie degli interventi, sono evidenti in termini di costi energetici e inflazione.
L’embargo commerciale alla Russia pesa sull’export italiano con gravi ripercussioni sull’economia e sul lavoro : ciò non significa che occorre turarsi il naso e proseguire con gli affari nell’interesse generale. Anzi al contrario occorre che le relazioni commerciali e finanziarie siano basate sui criteri di “sostenibilità” democratica . Se così fosse Putin non sarebbe arrivato al punto dov’è, in una pozione di potere sia all’interno che all’esterno. Vale per Putin, ma vale per tanti altri, dalla Turchia di Erdogan che continua con il massacro del popolo curdo e dell’opposizione interna con migliaia di arresti tra studenti, avvocati e professori dell’opposizione.
Al di là del dato economico il richiamo alla Pace è un tema che ci appartiene. Il lavoro nella propria identità contiene necessariamente la pratica della pace che dovrebbe estendersi a tutte le latitudini politiche e istituzionali. Invece oggi il governo italiano impoverisce di risorse l’Istruzione e la Sanità pubblica e di contro aumenta le spese militari in una dannosa corsa al riarmo. In Italia, la spesa pubblica per istruzione rappresenta il 4,1% del Pil, a fronte di una media Ue del 5%. È necessario imprimere una accelerazione alle politiche di disarmo nucleare e alla riduzione delle spese per armamenti e al loro commercio, che – anche in Italia – è salito significativamente. Intanto la strada che si è intrapresa dal nostro Paese va nella direzione opposta con l’incremento al 2% del PIL della spesa militare attualmente al 1,35.
Bisogna tornare a difendere strenuamente i presidi di pace opponendosi alla strategia che porta guerra e lutti. Penso a Pio La Torre e al suo movimento nella lotta contro i missili Cruise a Comiso pensando ad una Sicilia come centro di un Mediterraneo di pace, così come bisogno opporsi al sistema dei super radar in attività in una vasta area della sughereta di Niscemi e al progetto che dovrebbe vedere la costruzione di un poligono di tiro, per armamenti pesanti, nel parco delle Madonie. Bisogna opporsi a questa iniziativa che alimenta la guerra e allontana la pace.
Bisogna operare allora una inversione di tendenza a cominciare dalle politiche migratorie che pongono in essere respingimenti, peraltro finanziati, e che non porteranno da nessuna parte.”
La serata si è conclusa con una visita alla mostra fotografica, dal titolo “Accolti” organizzata dalle bambine e dai bambini ucraini ospitati nel villaggio Magnificat e un balletto che li ha visti protagonisti.

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