Turchia domani al voto: sarà Erdogan il successore di se stesso?

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di Giannino Ruzza

Il presidente della Turchia, Recep Tayyip Erdogan, ha promesso venerdì di rispettare i risultati del voto e di cedere il potere in caso di sconfitta alle elezioni presidenziali previste per domani domenica 14 maggio. Le parole dell’attuale presidente turco cercano di fugare i timori in caso di sconfitta o di presentare ostacoli al trasferimento del potere dopo aver trascorso due decenni al governo. “Siamo saliti al potere con la fiducia del nostro popolo. Se la popolazione deciderà diversamente, faremo esattamente ciò che la democrazia richiede”, ha detto il presidente Erdogan in un’intervista alla radio turca. Il capo dello Stato ha ricordato che quando il suo partito, l’Akp, ha perso le elezioni municipali a Istanbul nel 2019, il suo candidato si è ritirato. Sulla presunta interferenza della Russia nelle elezioni di domani, Erdogan ha difeso il presidente russo Vladimir Putin. “Se attaccano Putin, non acconsentirò” – ha dichiarato il presidente turco – “i nostri rapporti con la Russia non sono meno importanti di quelli che abbiamo con gli Stati Uniti”, ha concluso. Il candidato alla presidenza della Turchia, Kemal Kilicdaroglu, che si presenta come uomo della transizione, giovedì ha accusato la Russia di diffondere “deepfake” e altre forme di disinformazione per cercare di influenzare l’esito del voto di domani. Sono sei i partiti della coalizione che contendono la leadership di Erdogan che contempla la figura di Kilicdaroglu presidente e quella dei sindaci di Ankara, Mahsur Yavas e di Istanbul, Ekrem Imamoglu come vicepresidenti, entrambi esponenti del partito Chp. Oltre al Chp di Kilicdaroglu, secondo i sondaggi turchi danno il candidato all’opposizione al 30%  e al partito Iyi di Aksener, il 12% dei consensi. Nella coalizione che contrasta Erdogan ci sono altri partiti minori, tra cui il “Deva” di Ali Babacan, in passato ministro dell’Economia con Erdogan, il partito esordiente “Futuro” di Ahmet Davutoglu, che sempre con l’attuale presidente turco era stato ministro degli Esteri e premier, il partito della Felicità (Saadet) coordinato da Temel Karamollaglu e, infine, il partito Democratico di Gultekin Uysal. I giovani turchi in maggioranza hanno dichiarato che voteranno per l’oppositore di Erdogan in quanto chiedono, legge, stato di diritto e giustizia. Mentre il presidente uscente punta sull’identità, l’appartenenza religiosa (islamizzazione)  e la produzione interna in economia che sta andando malissimo. L’opposizione promette modifiche costituzionali per un ritorno al sistema parlamentare, la restituzione del potere alle istituzioni e il rafforzamento dello stato di diritto e l’apertura verso l’occidente in politica estera. Cose di non poco conto per le speranze della Turchia. 

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