
Dopo che il Governo ha confermato che il colera ha mietuto finora 223 vittime, l’organizzazione haitiana per la difesa dei diritti umani Colectivo Défenser Plus coordinata da Antonal Mortimé ha denunciato che dall’inizio dell’anno 2.769 persone sono state assassinate nell’area della capitale Port-au-Prince l’80 per cento della quali vittime di armi da fuoco e la restante percentuale uccise da armi da taglio. Inoltre, il funzionario Mortimé ha chiarito che questi dati non includono le persone morte successivamente negli ospedali. Solo gli scontri tra bande armate rivali ha causato più di 500 morti da aprile, mentre più di 3.000 persone sono state costrette a fuggire dalle proprie case. Allo stesso modo, l’ente difensore dei diritti umani ha aggiunto che tra le vittime vi sono almeno 11 minorenni. Haiti sta vivendo una delle più grandi crisi socioeconomiche della sua storia al punto che lo scorso ottobre il governo guidato dal primo ministro Ariel Henry ha richiesto il dispiegamento di truppe straniere guidate dalle Nazioni Unite per far fronte ai gruppi armati che hanno preso controllo dei quartieri oltre alle risorse e i servizi vitali del Paese. Decisione che ha sua volta ha suscitato mobilitazioni, sostenute dai poteri forti notoriamente corrotti e collusi con il malaffare.