
Indubbiamente le precarie condizioni di vita nei campi profughi fungono da catalizzatori per l’espansione dell’epidemia di colera in Siria che ha accumulato dallo scorso settembre 1097 casi della nuova epidemia. Gli ultimi due decessi questa domenica che portano il totale dei morti a 46. Secondo una dichiarazione del Ministero della Salute, il numero cumulativo di infezioni confermate ha raggiunto 1.097 casi, concentrati principalmente ad Aleppo (658), Deir Ezzor (194), Hasakeh (75), Latakia (46), Raqa (38) e 11 a Damasco, la capitale. In questa proporzione si comportano anche i morti, con 39 morti nella provincia di Aleppo, quattro ad Hasakeh, due a Deir Ezzor e uno nella città di Damasco. il documento del Ministero della Saluta fa riferimento a una costante sorveglianza epidemiologica della malattia, all’indagine sui casi sospetti, al prelievo di campioni e al trattamento preventivo per le persone che sono state in contatto con persone infette. La guerra iniziata nel 2011 in Siria, ha provocato un profondo degrado del sistema sanitario, con milioni di sfollati in condizioni di vita e di salute difficili, sovraffollamenti nei campi profughi che non hanno accesso all’acqua potabile.