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Giù le mani dal Porto di Pozzallo

Tempo di lettura: 2 minuti

A proposito dell’emendamento al Decreto Infrastrutture bis, confezionato aumm aumm, per annettere il porto di Pozzallo all’Autorità portuale della Sicilia Orientale che, oltre al porto di Augusta, sede principale, comprende anche il porto di Catania,  spieghiamo meglio l’arcano.

A luglio, quando mancano pochi giorni alla caduta del governo Draghi, l’on. Ficara del M5S, non potendolo fare lui in quanto deputato, chiede al senatore di Italia Viva, Davide Faraone, di fargli il favore di presentare al Senato a sua firma l’emendamento per fare annettere il porto di Pozzallo all’Autorità portuale della Sicilia orientale.

“E’ vero – conferma ancora una volta l’ex deputato Ficara – che l’emendamento riguardava anche l’annessione del porto di Siracusa, ma alla fine la Regione Siciliana ha dato parere favorevole solo per il porto di Pozzallo”

E già. A questo punto non ci vuole una grande fantasia per immaginare che i deputati siracusani, scoperta questa subdola manovra, abbiano fatto il diavolo a quattro per tutelare gli interessi del porto di Siracusa che, pertanto, rimane nella sua piena autonomia, mentre per il porto di Pozzallo nessuno, proprio nessuno, ha mosso un dito per impedire questa grigia operazione di scippo gestionale della importante infrastruttura portuale.

Ficara afferma, papale papale, che la richiesta di preparare l’emendamento-scippo gli sarebbe pervenuta da più parti, in primis dalle associazioni di categoria del territorio con cui, dice lui, si sarebbe confrontato più volte alla presenza del sindaco di Pozzallo Roberto Ammatuna e dell’on. Stefania Campo del M5S.

L’ex deputato grillino Ficara aggiunge, inoltre, (udite, udite) di comprendere le ragioni delle preoccupazioni che riguardano il rischio di essere fagocitati anche in questo caso dai catanesi, come già successo in altre occasioni, vedi aeroporto di Comiso e Camera di Commercio di Ragusa, ma, nel caso in specie, precisa, di poter dare una certa rassicurazione dettata dalla presenza di un nuovo presidente dell’Autorità portuale della Sicilia Orientale, Francesco Di Sarcina, che avrebbe già dimostrato di non essere assoggettato alle logiche catanesi”.

In definitiva Ficara ammette candidamente che c’è il pericolo che i catanesi facciano come sempre hanno fatto,  … ma … questa volta forse no .. vediamo. Commenti? Nessuno!

Quattro, dunque, i protagonisti di una operazione a perdere, una specie di bidone fatto alla città e al territorio ibleo: Roberto Ammatuna, sindaco di Pozzallo, l’on. grillina Stefania Campo, il senatore di Italia Viva, Davide Faraone, e l’ex deputato grillino Paolo Ficara.

La narrazione di quest’ultimo quando dice di essersi confrontato a Pozzallo con le associazioni di categoria, alla presenza del sindaco Ammatuna e dell’on. Stefania Campo, lascia il tempo che trova. Associazioni di categoria, on. Ficara, non significa nulla. Faccia nomi e cognomi dei rappresentanti di queste fantomatiche associazioni.

La domanda è questa: sono stati consultati gli operatori turistici e commerciali, i lavoratori del porto, le imprese, i sodalizi, il Consiglio comunale, i movimenti e le associazioni socio-culturali? La città è stata opportunamente informata di questa manovra? Il tentativo di trasferire a Catania, armi e bagagli, il porto di Pozzallo ha dell’incredibile. La lamentela del sindaco che, a emendamento impacchettato, si sente tradito in quanto nel Comitato di gestione dell’Autorità portuale non è stata riservata neanche una poltrona ad un rappresentante della città marinara, la dice lunga sulla “bontà” dell’operazione.

La verità ha il sapore amaro dell’insuccesso, della confusione, della consapevolezza di non riuscire a mantenere le promesse fatte in campagna elettorale, della incapacità operativa dell’Amministrazione presieduta da Ammatuna.

Per il porto – andava gridando il sindaco nei quartieri e nei comizi in piazza –  abbiamo 77 milioni da spendere che possono diventare molto di più. Il progetto è pronto. Noi siamo pronti. A conclusione della campagna elettorale bruceremo le tappe per avviare i lavori di messa in sicurezza e ampliamento.

Finita la festa … gabbato lo Santo. Ed allora scatta il piano B. Per uscire dal tunnel occorreva assolutamente inventarsi una exit strategy. Ed è proprio questa la finalità dell’emendamento per liberarsi dalle brucianti problematiche del porto e raccontare alla comunità locale che, tutto sommato, l’operazione potrebbe essere vantaggiosa per la città di Pozzallo e l’intera provincia.

Ciliegina sulla torta, manco a dirsi, l’urlo accusatorio finale rivolto alla Regione. La Regione, caro sindaco, ha certamente la colpa grave e imperdonabile di avere lasciato il porto di Pozzallo in balia di una gestione casalinga “fai da te”, come scriviamo da anni. E da almeno 20 anni sosteniamo la necessità della istituzione di un regolare organismo di gestione. Progetto mai condiviso dall’Amministrazione comunale. Le chiacchiere stanno a zero. Questo è il momento delle responsabilità. A ciascuno il suo.

Certo è che i problemi del porto di Pozzallo non possono essere risolti svendendo ai catanesi l’unica infrastruttura importante in grado di creare ricchezza e sviluppo. La battaglia va fatta perché il porto, di proprietà della Regione, sia affidato ad un organismo di gestione rappresentativo del territorio che ne salvaguardi potenzialità ed autonomia.

Sotto questo aspetto, atteso fra l’altro che il quadro politico sia a Palermo che a Roma è totalmente cambiato, si è ancora in tempo per neutralizzare l’autolesionista emendamento-scippo presentato al Senato dal senatore di Italia Viva, Davide Faraone, pronto a firmare per fare un favore a Ficara e compagni.

Michele Giardina

 

 

 

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© Riproduzione riservata

2 commenti su “Giù le mani dal Porto di Pozzallo”

  1. Non condivido il tono di questo articolo, al di là delle considerazioni politiche, penso che il porto di pozzallo così come l’aeroporto di comiso debbono essere messi in grado di rendere al 100% delle loro potenzialità. Che a fare questo sia un’autorità catanese piuttosto che ragusana penso non sia di interesse per nessuno. In linea di principio un’autorità che comprenda più porti è più forte ed in grado di gestire al meglio ognuna delle unità che gestisce. Dovremmo lamentarci perchè le cose non funzionano non per chi le gestisce. Su comiso c’è da lamentarsi della gestione, perchè praticamente vola solo ryanair, che essendo pure a catania dirotta lì i voli con più carico. Una societa grossa come la SAC potrebbe benissimo nell’ambito di contratti con le compagnie prevedere una percentuale a comiso senza conseguenze per catania.

  2. In linea di principio funziona diversamente.
    Le lobby catanesi hanno tutto l’interesse a far lavorare a pieno rimto le infrastrutture vicino a loro per tanti motivi che è facile capire.
    Porto ed aeroporto degli iblei se non producono, visto che tutto il traffico viene dirottato altrove, diventano un costo e qualche politico, imbeccato al momento giusto, potrà dire che vanno chiusi.

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