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Ragusa. “Adessobasta” rivendica una sede chiesta da tempo

Tempo di lettura: 2 minuti

L’associazione “Adessobasta” è stanca di aspettare l’assegnazione di una sede. È il caso di dirlo: non abbiamo più parole. Le abbiamo sprecate tutte nel corso di questi tre anni – dalla nascita di Adessobasta Ragusa – nel tentativo di convincere il Comune della nostra città a concederci un locale da poter utilizzare. Voglia di protagonismo? Manie di grandezza? Assolutamente no. Solo un’umile richiesta di poter occupare una sede pubblica non altrimenti utilizzata per avere, come donne ragusane, uno spazio dove poter condividere momenti di incontro, condivisione di problemi, situazioni di difficoltà, gocce di svago e libertà, occasioni di crescita e di apprendimento culturale. Abbiamo ottenuto solo indicazioni e rassicurazioni, mai seguite da fatti concreti. E dire che le soluzioni ci sarebbero state come dimostrano alcune concessioni di locali susseguitisi in questi anni e su cui non spetta a noi entrare nel merito. Di certo, non ci lascia indifferenti la possibilità concessa a una associazione femminile – già beneficiaria di altri due altri spazi – di “curare”, in nome e per conto del comune di Ragusa, un locale all’interno della biblioteca Giovanni Verga, una c.d.  “biblioteca delle donne” con iniziative mensili già programmate. Ebbene, ci chiediamo e chiediamo all’Amministrazione Comunale: perché non sono state coinvolte tutte le associazioni di donne presenti a Ragusa? Con quali criteri si è proceduto a questo affidamento diretto, senza avere coinvolto l’intera rete della realtà presente e operante nella nostra città? Perché non rendere pubblicamente noto che si era andata a creare questa occasione?  Questo modo di operare, si intreccia e si coniuga perfettamente con la vicenda della Consulta Femminile che, ormai da un anno, non ha più occasione di riunirsi.  Grazie alle spinte avanzate da alcune forze femminili ragusane –  non ultima, Adessobasta – lo Statuto della Consulta, ormai superato dalla realtà contemporanea, è stato finalmente approvato dal Consiglio Comunale, ma nonostante le dichiarazioni di grande entusiasmo del Presidente della Commissione Affari Generali “un importante traguardo raggiunto in un periodo significativo quale quello che anticipa di qualche giorno le celebrazioni per l’8 marzo”,  a oggi,  permane un silenzio di tomba sull’argomento. Una buona scusa per non riunire l’organismo e, così, procedere sottobanco per corsie preferenziali e segrete.

È una situazione che si sta trascinando da troppo tempo e che temiamo nasconda una strisciante e perturbante volontà di emarginare e tacitare le sensibilità più moderne, innovative, progressiste del mondo femminile per rendere loro impossibile vivere e operare nel contesto cittadino.

Chi ha paura di Adessobasta?

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