In borsa stamane, fin dalle prime battute l’imperativo è “sell” vendere, sulla piazza di Francoforte. In particolare SAP (System Application and Product) il super richiesto software leader nel mondo per l’attività gestionale, oggi a fine seduta ha lasciato sul piatto il 22% di capitalizzazione, dopo l’annuncio fatto dalla società che le stime 2020 sul fatturato, causa Covid-19, sono previste in netto calo, con una perdita di 500 milioni di utili rispetto al 2019. Christian Klein, Ad di Sap, ha dichiarato che la pandemia farà slittare di un paio d’anni gli obiettivi sul fatturato. L’Azienda prevedeva un recupero nel terzo e quarto trimestre con l’allentamento delle misure restrittive, ma è stata frenata dalla nuova ondata pandemica che ha costretto la cancelliera Angela Merkel a prendere misure restrittive in alcune regioni della Germania.
5 commenti su “Lunedì nero sulla piazza di Francoforte, crolla SAP”
Dott. Ruzza,
Non vorrei essere preso per uno jettatore. Data la discussione di prima a tale proposito……
Anche il colosso INTEL Corporation ha perso il 17% in una singola seduta nel luglio scorso dopo l’annuncio che ci sarebbe stato un ritardo di 6 mesi nel lancio del chip a 7nm (nanometri). Ritardi che i mercati non perdonano. Resta, tuttavia, sempre un’ ottima occasione per specularci sopra. Sia SAP che Intel hanno numeri tali da sopportare le “bizze pandemiche” dei mercati. SAP ha un fatturato di 27-28 miliardi di euro. Intel nel 2019 ha registrato introiti per 72 miliardi di dollari. In borsa a crolli repentini (a volte sì a volte no) fanno seguito, rimbalzi repentini.
Ma quanto incide la borsa sull’economia reale? E perché si cosi? Qual è il reale dall’irreale?
Non sono mondi paralleli, ma anche si influenzano. Negli ultimi mesi l’economia a stelle e strisce, in particolare il settore tecnologico e non (Nasdaq e Dow Jones)) le quotazioni dei titoli (Facebook, Amazon, Tesla, Google, Apple, ecc.) continuavano a salire e a segnare nuovi record. Eppure eravamo e siamo ancora in piena crisi pandemica. Perchè? Perché i mercati azionari guardano avanti, mentre l’economia si guarda le spalle. Chi compra azioni spera sempre di poterle rivendere un giorno ricavandone un guadagno. Mentre l’economia guarda il Pil, l’inflazione, l’indice di disoccupazione, di uno Stato, influenzando ugualmente l’andamento dei mercati: chiusura dei battenti, gente che perde il posto di lavoro, calo dei consumi. Poi abbiamo le previsioni degli analisti che decidono, secondo i loro calcoli, se un’azienda ha i fondamentali per andare bene o male, se l’outlook sarà o meno positivo per quest’anno e/o per i prossimi. I titoli salgono, se l’indicazione degli analisti è “buy” comprare, oppure “hold” tenere in portafoglio, oppure “accumulate”, accumulare altre azioni che già si posseggono, oppure “sell” vendere, mettendo in guardia gli investitori dai potenziali rischi. Dopo qualche mese, le medesime, annunciano, sempre secondo le loro previsioni analitiche, che quel dato titolo non è più da tenere, quest’altro non è più da comprare, e così via, influenzando il mercato. L’azionario è più teorico. Comprando le azioni delle società dai loro la possibilità di accumulare capitale da investire e quindi crescere nel mondo globale. Partecipi agli utili con i “dividendi” che le società normalmente rilasciano con cadenza semestrale o annuale, in questo caso con un guadagno certo, ma non esentasse (il 26% del dividendo va allo Stato). Certo, l’avvento di un vaccino anti Covid sicuro ed efficace (deve essere testato almeno su 150mila persone, per età, sesso e etnia) le cose migliorerebbero la condizione delle contrattazioni, ridano fiducia al comparto.
Grazie della spiegazione…… “mi vinni u lururi a testa”…..