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Libano: la paura di morire di fame..di Giannino Ruzza

Tempo di lettura: 2 minuti

La popolazione del Libano è alle corde. Molte famiglie stanno chiedendo la carità in strada. A Beirut, uomini e donne con  bambini piccoli, sono costretti a rovistare nei cassonetti alla ricerca di cibo. Il tracollo economico rischia di scatenare in Libano un’altra guerra civile. Ci manca poco.  “Alcuni giorni, infiliamo le mani in tasca e non troviamo nulla. Sono i giorni più terribili che abbia mai conosciuto il Libano”. A parlare è un taxista libanese che si pone tutta una serie di inquietanti interrogativi. “Riuscirò -dice- domani a riempire ancora il serbatoio della mio taxi e acquistare il cibo per sfamare i miei figli?”.  Le sue preoccupazioni vertono sulla grave crisi economica e sociale in cui versa il Libano, acuitasi  dopo la tremenda esplosione del mese di agosto che ha ucciso quasi 200 persone e causato miliardi di danni. I libanesi temono che il prezzo degli alimenti e le importazioni chiave: grano, carburante, medicine, prossimamente saliranno alle stelle. Le sovvenzioni estere sono scese al di sotto di quelli che lo Stato ha già considerato “livelli pericolosi”. Il debito pubblico da marzo è aumentato spaventosamente il che significa che il Libano non potrà permettersi di mantenere a lungo gli aiuti statali. Nel frattempo, nonostante le vibranti proteste di piazza, i commenti di alcuni funzionari che indicano la fine di alcune sovvenzioni nel giro di pochi mesi, hanno finito per scatenare il panico tra la popolazione che rischia di non trovare più cibo nei supermercati. In Libano ci sono attualmente sei milioni di persone, delle quali il 55%  al di sotto della soglia di povertà. Il governatore della Banca centrale Riad Salameh ha detto che la banca non potrà finanziare il commercio a tempo indeterminato, anche se non ha indicato una precisa scadenza. Il presidente Michel Aoun ha recentemente dichiarato: “I soldi cesseranno”. Bel incoraggiamento alla popolazione, non c’è che dire! Lo Stato, impantanato nella corruzione e il settore bancario paralizzato, il suo principale creditore, si stanno accusando a vicenda sulle cause del protrarsi della grave crisi. Gli ospedali non stanno meglio, anzi. Alle prese con l’’impennata di casi di COVID-19 sono allo stremo. “Abbiamo paura di non poter andare avanti”, ha detto Siham Itani, un farmacista che teme uno smisurato aumento dei prezzi. Forniture di insulina e farmaci per combattere la pressione sono razionati. Un altro farmacista ha detto che ieri un uomo mascherato gli ha puntato la pistola alla tempia, chiedendo cibo per i suoi bambini. Un dramma nel dramma.

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