
Il Museo del Costume (MUDECO) di Donnafugata è in fermento per la fase conclusiva dell’allestimento delle sale dove abiti e accessori antichi illustreranno, in maniera cronologica, ben tre secoli di moda.
“Nonostante le difficoltà legate al particolare contesto di quest’anno – dichiara l’assessore alla cultura Clorinda Arezzo – il lavoro prosegue con intensità e la solita passione in vista di un obiettivo che appartiene a tutta la città e che guarda oltre: i rapporti culturali già avviati dall’architetto Iacono con l’Accademia delle Belle Arti di Catania e altre accademie, istituti e musei italiani, ci confortano circa il futuro di un sito che dovrà aprirsi come polo museale non solo regionale. A breve potremo comunicare la data di inaugurazione”.
“Lo staff di volontari, che ha dimostrato di sapere ben collaborare per l’allestimento delle passate mostre tematiche sulla storia del costume – prosegue l’architetto Giuseppe Nuccio Iacono – è alle prese con gli ultimi lavori propedeutici all’apertura. Per ogni manufatto esposto, infatti, c’è un processo di selezione, ricerca stilistica, analisi dei materiali e progettazione persino dei supporti, i quali molte volte non possono essere reperiti in commercio per le loro specifiche caratteristiche ma vanno prodotti attraverso un apposito lavoro manuale di adeguamento e rimodellazione fisica dei manichini per arrivare a una perfetta “messa in forma” del patrimonio vestimentario; il tutto “cucendo” insieme il progetto di arredo generale con l’allestimento museale vero e proprio.
Il Mudeco avrà un carattere distintivo anche per quanto riguarda l’applicazione delle norme della tutela: sarà infatti uno dei rarissimi musei presenti in Italia ad avere un sistema all’avanguardia per il controllo climatico con rispetto dei parametri di umidità relativa 50%, limiti raggi UV e IR, temperatura 20°, microaspirazione polveri. A ciò si aggiunge la presenza di un moderno sistema di videosorveglianza e di due depositi differenziati per la conservazione esclusiva di materiale tessile e non tessile.
La collezione Gabriele Arezzo di Trifiletti, protetta da apposito materiale acid free e sistemati in contenitori a norma e specifica per la conservazione, sarà infatti esposta a rotazione per garantire il riposo delle fibre tessili.
Sono particolarmente convinto – conclude l’architetto – che bisogna guardare alla storia del costume come potenzialità. Farlo non significa infatti volgersi semplicemente all’indietro: la storia del costume sa infatti restituire quelle suggestioni del passato che muovono quello che mi piace definire “il muscolo dello stupore”, il cui movimento genera l’entusiasmo del futuro”.