
“Anche in provincia di Ragusa si registrano, purtroppo, cali di commesse, in alcuni casi superiori al 60%, e cadute di fatturato che arrivano sino al 50%. Tutto ciò, naturalmente, si traduce in un disastro dal punto di vista della tenuta occupazionale. Ecco perché appoggiamo con forza le richieste della nostra segreteria regionale, guidata da Sebastiano Cappuccio, finalizzate a ottenere un pacchetto di misure specifiche, considerato che quelle già concesse ancora non bastano, con l’obiettivo di prendere il toro per le corna. Non possiamo permetterci altre defaillances in una realtà, come quella dell’area iblea, che stava lentamente cercando di uscire da un decennio di crisi e che adesso si trova colpita in pieno volto dall’emergenza sanitaria”. A dirlo è il segretario generale dell’Ust Cisl Ragusa Siracusa, Vera Carasi, che, ovviamente, chiarisce che il sindacato appoggia in pieno i provvedimenti di salute pubblica adottati dal governo nazionale e rilanciati da quello regionale. “Ma in questa fase è necessario – continua Carasi – un colpo d’acceleratore sul piano delle politiche sociali. Il rischio è davvero grosso. Non vorremmo ritrovarci con le gambe all’aria. Sbloccare, ad esempio, i fondi per infrastrutture e per la sicurezza del territorio potrebbe essere, in chiave futura, un primo passo dell’antidoto necessario a superare questa fase drammatica. Così come sarebbe necessario sforzarsi sempre di più per garantire una immediata copertura ai redditi dei lavoratori della provincia di Ragusa, così come a tutti quelli della Regione, coinvolti nella crisi da coronavirus. Chiediamo, inoltre, come Cisl, un utilizzo quanto più vasto è possibile degli ammortizzatori sociali. E’ da valutare, altresì, la possibilità di istituire una task force a livello locale, tra enti, associazioni datoriali e sindacali, per valutare, con una certa periodicità, magari una volta alla settimana, l’andamento della crisi, adottando, al contempo, le contromisure necessarie. Non possiamo stare soltanto a guardare. E’ necessario agire e cercare di salvare il salvabile, almeno finché possiamo”.