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L’ impianto di produzione di biometano a Modica. Le perplessità di Vito D’Antona

Il Comune di Modica rilascia un’autorizzazione per la realizzazione di un impianto di produzione di biometano in contrada Zimmardo Bellamagna.

L’impianto, che si estenderebbe in un’area di 8 ettari, prevederebbe sette vasche di circa 8 metri di altezza e di 26/32 metri di larghezza, di due torri alte 12,30 metri, di una, definita di emergenza, di 10 metri di altezza, e di un camino alto 12,5 metri, oltre a diversi altri edifici destinati alla produzione di biometano.

“Manifestiamo le nostre perplessità – dice Vito D’Antona di Sinistra Italiana   Modica – in merito alla scelta di ubicare la realizzazione di un impianto di tali dimensioni al centro di un’area ritenuta tra le più suggestive e rappresentative del nostro territorio.

In questo modo si torna indietro di circa quindici anni, quando negli anni 2004 e 2005 la zona di Zimmardo Bellamagna e quelle limitrofe di Cava Gisana e Coste dell’Olio furono interessate dalla previsione di costruire un kartrodomo, un impianto per il trattamento di biomasse e un impianto per il trattamento dei rifiuti che ne avrebbero stravolto la fisionomia.

Allora la mobilitazione popolare dei residenti e dell’Associazione Pro Sviluppo Marina di Modica, il ruolo positivo ed unanime del Consiglio Comunale, da un lato, ed un ulteriore e più approfondito esame della documentazione dall’altro, oltre al buon senso delle parti in causa, condusse ad evitare l’allocazione in quelle zone degli impianti.

Inoltre, proprio quella mobilitazione ebbe il merito di fare approvare alla Regione nel 2006 un provvedimento di vincolo archeologico e l’avvio, nel 2009, della richiesta di istituzione del parco per Cava Gisana.

Riteniamo che, fermo restando la verifica rigorosa e puntuale sul rispetto delle normative a tutela della salute e della sicurezza dei cittadini e dell’ambiente, di cui l’Amministrazione Comunale ha il dovere di farsi garante, attività di tali dimensioni e caratteristiche ragionevolmente devono trovare posto nelle aree destinate ad impianti industriali, come per esempio le Asi.

Il problema – conclude d’Antona – resta aperto non può essere relegato a mero fatto burocratico degli uffici; ci rivolgiamo al Consiglio Comunale, affinché, in rappresentanza della città, come già avvenuto in passato, approfondisca la questione in tutti i suoi aspetti e dia risposte ai cittadini”.

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7 commenti su “L’ impianto di produzione di biometano a Modica. Le perplessità di Vito D’Antona”

  1. Lodevole iniziativa che va sostenuta con forza dalla societá civile e in modo bipartisan ricordandosi che ció che sta veramente in gioco in questa occasione é il tipo di sviluppo che vogliamo per il nostro territorio.

  2. E dove la prenderanno mai tutta stá “cacca” per far funzionare l’impianto ?!
    Si prevede un bel traffico estivo di camion carichi di ……..

  3. È deplorevole come un impianto del genere possa sorgere in uno degli ambienti più belli di Modica. Tra colline e cave che si affacciano nel mare di Pozzallo, con una vista mozzafiato. Ci sono abitazioni di gente che ci lavora e ci vive. Questo non è un posto adatto per un impianto del genere dove invece dovrebbero sorgere caso mai impianti sportivi, e salvaguardare la flora e la fauna del posto che è meraviglioso. Ma ci siamo bevuti il cervello ? Evitare inquinamento con produzione di biometano non vuol dire dall’altro lato distruggere un posto meraviglioso solo perché considerato la periferia di Modica. Immaginate la puzza e il traffico di camion per il trasporto di rifiuti organici? Gente non permettiamo queste cose. Questi impianti vanno fatti in altre zone isolate e prive di valore naturalistico!

  4. Non comprendo perchè non si dovrebbe realizzare nella zona industriale , a breve distanza dal depuratore .
    Netta la sensazione di una qualche speculazione in itinere , opera di qualche “disperato” assetato (di liquidi) ..

  5. Tra l’altro il provvedimento di autorizzazione è esplicito nel ritenere “l’attivitá in progetto inclusa tra quelle insalubri di cui al D.M. 05/09/1994” tanto da obbligare la ditta pretendente a formalizzare richiesta di classificazione.
    In una campagna popolata ? Macché scherziamo ?

  6. E qualcuno lo chiama sviluppo del territorio,o piuttosto sviluppo di interessi di qualcuno sulla pelle dei cittadini!

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