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Una ricognizione sui finanziamenti riguardanti i beni architettonici dell’area iblea, vertice a Palermo tra l’on. Ragusa e il soprintendente Battaglia

Una ricognizione complessiva sui finanziamenti già posti in essere riguardanti i beni architettonici dell’area iblea, su quelli ancora da prevedere e sugli altri che, risultando invece perduti, ci si attiverà nel tentativo di recuperare. E’ stato questo il senso dell’incontro tenutosi a Palermo tra l’on. Orazio Ragusa e il nuovo soprintendente di Ragusa, architetto Giorgio Battaglia, accompagnato dal geometra Bartolo Rivillito. Un incontro che ha assunto ancora maggiore significato in quanto tenutosi alla presenza di Sergio Alessandro, direttore generale dei Beni culturali dell’assessorato regionale. “Tra le opere che abbiamo posto sotto i riflettori – sottolinea l’on. Ragusa – il finanziamento di circa quattro milioni di euro per la piena fruibilità della Torre Cabrera a Pozzallo. Ma ci siamo anche confrontati sui fondi dell’ex convento della Croce a Scicli e abbiamo cercato di comprendere se ci sono le condizioni per potere recuperare queste risorse economiche andate perdute per motivi burocratici e tecnici. Altri argomenti che abbiamo trattato hanno riguardato il recupero di Chiafura e del castello dei tre Cantoni, sempre a Scicli. Ma più in generale ci siamo occupati di tutte quelle opere che, potenzialmente destinatarie di finanziamenti, potrebbero contribuire al rilancio culturale, e non solo, del territorio ragusano. Si tratta di percorsi positivi da avviare in collaborazione con le amministrazioni e i tecnici comunali. E’ opportuna una concertazione di massima che ci permetterebbe di attivare ulteriori finanziamenti per la nostra provincia. Insomma, è stata una riunione in cui è stato fatto il punto dello stato dell’arte ma che ha cercato di capire quale possa essere la programmazione di massima con l’auspicio che, su questo fronte, quello della valorizzazione dei beni culturali, possa esserci un futuro roseo per tutto il nostro territorio locale. Non dimentichiamo, infatti, che, attraverso i beni culturali, pienamente recuperati e funzionali all’utilizzo turistico, è possibile incrementare i flussi dei visitatori con tutto ciò che ne consegue sul fronte dei ritorni economici. E, in più, dobbiamo puntare a recuperare, attraverso lo stanziamento di queste risorse, le opportunità di crescita e di sviluppo. Potrebbe essere una delle chiavi per sollecitare una nuova creazione del modello Ragusa, magari stavolta partendo dal basso e adeguandoci, naturalmente, al momento che la nostra società sta vivendo. Un modello Ragusa, inserito nel contesto più complessivo del Sud Est, da rivitalizzare riscattando nella maniera migliore i nostri valori e tutto ciò che gli stessi sono in grado di esprimere”.

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