Sull’ultima rimodulazione del Piano di riequilibrio finanziario del Comune di Modica, adottata a maggioranza dal Consiglio comunale il 26 febbraio ultimo scorso, si registra una lunga nota del consigliere comunale del Partito Democratico, Ivana Castello, che pubblichiamo di seguito.
E’ a tutti noto che con le delibere nn. 150 e 151 del 2017 la Corte dei conti ha avviato, per il comune di Modica, il procedimento di dichiarazione del dissesto finanziario. Un risultato tutt’oggi più che scontato, che sarà conseguito grazie alla guida (spendereccia) del sindaco Abbate. Recentemente è stata emanata una legge, comunemente denominata «legge salvanapoli», con cui si rimettono in gioco, almeno in apparenza, alcuni comuni già avviati per la china del fallimento. Non è il caso di soffermarci sulle possibilità che ha il comune di Modica di salvarsi, perché non ne ha. Lo sa bene il sindaco, che interpreta questa opportunità non per evitare il dissesto, bensì per protrarne la dichiarazione a dopo le elezioni comunali. In tal modo, questo è il suo ragionamento, quando il dissesto sarà dichiarato egli si troverà già alla guida della città.
Lunedì 26 febbraio s’è riunito il Consiglio comunale di Modica per discutere e adottare una rimodulazione del Piano di riequilibrio finanziario già approvato, con riserve, dalla Corte dei conti (Delibera n. 311/2015); già bocciato con l’avvio del procedimento di dichiarazione del dissesto; e, infine, rimodulato grazie all’odierna legge salvanapoli. La trattazione è stata avviata dall’assessore al bilancio, che ha spiegato le premesse normative della rimodulazione. Sono stati illustrati l’articolo 1, commi 888 e 889, della legge 27 dicembre 2017, n. 205. Ci si è soffermati sul comma 888, il quale stabilisce che la durata del piano di riequilibrio vari in funzione del rapporto tra:
« le passività da ripianare (…) e l’ammontare degli impegni di cui al titolo I della spesa del rendiconto dell’anno precedente a quello di deliberazione del ricorso alla procedura di riequilibrio o dell’ultimo rendiconto approvato».
In base al risultato del rapporto, le durate possibili sono riportate allo stesso comma 888 in apposita tabella:
Durata massima del Piano di riequilibrio nella legge n. 205/2017
Rapporto passività / impegni di cui al titolo 1 Durata massima del Piano di riequilibrio finanziario pluriennale
Fino al 20% 4 anni
Superiore al 20 per cento e fino al 60 per cento 10 anni
Superiore al 60 per cento e fino al 100 per cento 15 anni
Oltre il 100 per cento 20 anni
Per amor di patria non ho voluto verificare i calcoli compiuti dall’Amministrazione, ma non è detto che non lo faccia a breve.
La dottoressa Aiello ha stabilito e calcolato che il Piano di rientro debba avere la durata di 15 anni, perché il rapporto calcolato sarebbe risultato superiore al 60 e inferiore al 100 per cento.
Sin qui tutto sarebbe scontato, se non ci fossero alcune significative omissioni che ho il dovere di evidenziare.
Anzitutto mi sono chiesta e ho chiesto alla dottoressa Aiello, nella sua qualità di assessore al bilancio, a che serva un piano di riequilibrio finanziario. Se serve a rientrare dai debiti costituiti, occorre che esso li contenga tutti. Non possiamo dimezzarli o, comunque, ridurli. Lo impone il concetto di riequilibrio ma lo esplicita a chiare lettere anche la Corte dei conti nella delibera 311/2015 in cui chiarisce che:
«l’eventuale pretermissione nel piano di rilevanti passività farebbe venir meno il presupposto logico e giuridico dell’intera procedura che postula una quantificazione attendibile della reale esposizione debitoria complessiva da cui rientrare. (…) L’accesso al piano di riequilibrio, in assenza di una rappresentazione attendibile delle passività, e di un insieme di misure serie e sostenibili, avrebbe il solo effetto di impedire o di dilazionare la formalizzazione del dissesto, con conseguente inapplicabilità dell’annesso sistema di responsabilità, (…)» ( pag. …);
Il concetto è ripetuto nell’Ordinanza n. 244/2015:
«La sezione aveva già segnalato l’esigenza di acquisire e approfondire in sede istruttoria quanto segue:
1. (…);
2. la ricognizione e l’esatta quantificazione dei debiti fuori bilancio in attesa di riconoscimento, acquisendo altresì gli atti ricognitivi dei responsabili di servizio ed il dettaglio di ciascuno dei debiti emersi, della quantificazione degli stessi, anche con riferimento a interessi ed oneri accessori, delle annualità di riferimento, dell’eventuale piano di rientro convenuto con i creditori (si tenga conto che l’organo di revisione rileva che “nella documentazione allegata per la procedura del Piano di Riequilibrio non risultano allegati gli atti inerenti le convenzioni siglate coi creditori per il pagamento delle situazioni debitorie”);
3. la ricognizione e l’esatta quantificazione delle procedure esecutive e di quelle monitorie intentate contro l’ente e dello stato del contenzioso pendente per pretese creditorie dei terzi» (CORTE DEI CONTI, Sezione di controllo per la Regione Siciliana, Ordinanza n. 244/2015/PRSP, pag. 8).
Nella stessa Ordinanza, a pagina 16, si evidenzia un rilievo del Collegio dei revisori a suo tempo presieduto dalla stessa dottoressa Aiello, in cui si lamenta che il Consiglio comunale, nella deliberazione n. 86 del primo settembre 2014 (rimodulazione del piano di riequilibrio finanziario), ha omesso di allegare:
«il dettaglio di calcolo della contabilizzazione dei debiti fuori bilancio, per l’importo di 11.058.867 così come da Piano Rimodulato approvato» (CORTE DEI CONTI, Sez. contr. Reg. Sic., Ordinanza n. 244/2015/PRSP, pag. 16).
Sotto il profilo normativo, inoltre, e a prescindere da quello che, correttamente, la Corte dei conti afferma, deve tenersi conto dell’articolo 243 bis del tuel e, in particolare, dei commi 6, lettera c, e 7:
« 6. Il piano di riequilibrio finanziario pluriennale deve tenere conto di tutte le misure necessarie a superare le condizioni di squilibrio rilevate e deve, comunque, contenere:
a) (…)
b) (…)
c) l’individuazione, con relative quantificazione e previsione dell’anno di effettivo realizzo, di tutte le misure necessarie per ripristinare l’equilibrio strutturale del bilancio, per l’integrale ripiano del disavanzo di amministrazione accertato e per il finanziamento dei debiti fuori bilancio entro il periodo massimo di dieci anni, a partire da quello in corso alla data di accettazione del piano;
(…).
7. Ai fini della predisposizione del piano, l’ente è tenuto ad effettuare una ricognizione di tutti i debiti fuori bilancio riconoscibili ai sensi dell’articolo 194. Per il finanziamento dei debiti fuori bilancio l’ente può provvedere anche mediante un piano di rateizzazione, della durata massima pari agli anni del piano di riequilibrio, compreso quello in corso, convenuto con i creditori.»
La legge impone, dunque, che anche l’odierna ulteriore modifica del piano tenga conto di tutti i debiti, anche di quelli fuori bilancio che, ad onta di tutto, sono stati omessi. Ripeto per esser chiara anche verso coloro che solo di rado sfiorano la carta stampata: la rimodulazione del piano di riequilibrio è stata attuata senza tener conto dei debiti fuori bilancio. Come se non esistessero o fossero a carico di un soggetto che nulla a che vedere col popolo modicano. A questo punto dobbiamo porci, per concludere, due quesiti: a) a quanto ammonta il debito omesso? b) quali sono le credibili ragioni dell’omissione?
Il ragionamento quantificatorio non è di poco impegno; possiamo però, affrontarlo facendo leva su alcuni dati ufficiali diffusi dallo stesso Comune.
Nella richiamata Ordinanza n. 244/2015, a pagina 22, si precisa che il Comune ha quantificato, al 31 dicembre 2014, in 11.058.866,69 euro i debiti fuori bilancio ex articolo 194 del tuel. Tenendo conto che, probabilmente, tale cifra è sottostimata, e di non poco, esaminiamo che è accaduto sino a tutto il 2017.
Nel 2015 si sono formati alcuni nuovi debiti fuori bilancio, per l’importo di 1.474.998,37 euro; altri, invece, per l’importo di 4.170.166,51 euro, sono stati pagati. I primi vanno aggiunti e i secondi sottratti alla cifra di 11.058.860,69:
11.058.866,69 + 1.474.998,37 – 4.170.166,51 = 8.363.618,86 euro.
Il risultato è confermato a pagina 5 della Relazione del Collegio dei revisori dell’epoca, protocollata nei registri del comune di Modica al numero 17093 del 2016.
Nel 2016 è avvenuta un’ulteriore riduzione dei debiti fuori bilancio, per l’importo di 363.328,10 euro (Relazione del Collegio dei revisori, prot. n. 46302 del 24 ottobre 2017, pag. 28). L’importo complessivo dunque scende a:
8.363.618,86 – 363.328,10 = 8.000.290,76 euro.
Durante l’esercizio 2017, infine, tra i debiti fuori bilancio sono stati pagati dei fitti arretrati per la sede dei vigili del fuoco, ammontanti a 89.836,52 euro, per cui l’importo residuale si comprime ulteriormente:
8.000.290,76 – 89.836,52 = 7.910.454,24 euro.
Per agevolarci il lavoro di memoria, arrotondiamo la cifra a 8 milioni. A fronte di essa, che non figura in alcuna parte del Piano rimodulato, la dottoressa Aiello ha posto, a titolo di debiti fuori bilancio, solo 356.655,72 euro, per cui può dirsi che abbia dimenticato o trascurato di inserire:
– gli otto milioni appena calcolati;
– cinque milioni di debiti verso Enel;
– alcuni debiti verso Telecom;
– tutti i debiti certificati con richieste ufficiali da parte dei capi settore.
Nella risposta alle mie osservazioni, la dottoressa Aiello ha spiegato che il Comune non ha, deliberatamente, tenuto conto di tutti i debiti fuori bilancio ma solo di quelli «consolidati». Che abbia voluto dire con tale espressione lo sa solo lei. Da parte mia le chiederei, sommessamente, se i debiti Enel sono, secondo lei, consolidati e perché gli otto milioni (non consolidati) furono dichiarati, alla Corte medesima, col piano di riequilibrio 2014. E le chiederei, ancor più sommessamente, quali potrebbero essere le ragioni per cui la Corte, dopo aver letto l’ultima relazione del Collegio dei revisori, da cui si evince che al 31 dicembre 2016 restavano ancora a pagare 8 milioni di euro, dovrebbe credere all’odierna dichiarazione secondo cui si sarebbero contratti a 356.655,72 euro. Potremmo indurre la Corte a ritenere che il comune di Modica, dopo l’avvio del procedimento di dichiarazione del dissesto, sia divenuto, improvvisamente, un modello di virtù? Eppoi, che senso ha che la dottoressa Aiello, in veste di revisore dei conti dichiari che i debiti fuori bilancio erano 8.363.618,86 euro fino a due anni fa ed ora, nella nuova veste di assessore, che sono appena 357 mila euro? In virtù di quali arti magiche è riuscita a farli scomparire? E perché li ha fatti scomparire solo ora e non quand’era revisore dei conti. La loro scomparsa impone che ci si vesta di nero per convivere con essi o di bianco, per la scomparsa di una jena che minacciava (il debito pubblico è anche questo) la serenità delle future generazioni?
Rispondiamo, ora, al secondo quesito: quali sono le credibili ragioni dell’omissione? Lasciar intendere che i debiti sono inferiori a quello che conosce la Corte? Non è così, è vero, ma il tentativo perché non farlo? Se la manovra riesce, nella prossima legislatura avremo meno debiti da pagare e, di conseguenza, qualcosa in più da spendere. Alle feste del quinquennio 2018-2023 dobbiamo pur cominciare a pensarci. O no?
Modica, 1.03.2018
Ivana Castello
Consigliera comunale del Pd














5 commenti su “Piano di riequilibrio finanziario del Comune di Modica, Castello(Pd)chiarisce. Riceviamo e pubblichiamo”
Oltre che arguta la Castello risulta anche simpatica.
A prescindere dai contenuti di merito, comunque di notevole attendibilità, apprezzo il gran lavoro fatto e la passione politica che lo sorregge. Fa piacere che, al giorno d’oggi, ci siano ancora giovani che vanno al cuore dei problemi di interesse delle comunità e vi si dedichino con autentico spirito di servizio.
Grazie per le spiegazioni dott.ssa Castello. Purtroppo la realtà che ci fa vedere è pesante. Volevo aggiungere a questo il rammarico da cittadino modicano per il fatto che assistiamo ancora, come personaggi modicani, anche di cultura od anche qualche rappresentante politico che collaborano con il Sindaco per questo occultamento della realtà. La mentalità festaiola dei Modicani purtroppo è l’umus in cui si sta facendo questo scempio, ma cattivi consiglieri che aiutano l’amministrazione a fare improbabili ricorsi, finalizzati solo a perder tempo, e continuare a fare debiti sono imperdonabili. Fioccano cattivi consigli per la meschinità di misere parcelle.
Un comune osservatore esterno non avvezzo alle questioni di carattere politico dopo quasi cinque anni di reiterate denunce, interrogazioni ed articoli sui quotidiani locali da parte della Consigliera Castello potrebbe porsi un legittimo interrogativo: “La Castello ha un problema personale nei confronti dell’attuale amministrazione e, in particolare, del sindaco (peraltro, non riuscirebbe a spiegarsi come mai il partito che rappresenta è stato quasi sempre assente ingiustificato!) dal momento che, benché denunci pesanti e reiterate irregolarità, sindaco e giunta municipale continuano imperterriti per la loro strada senza che una entità superiore li fermi?”
Io che non sono un osservatore esterno disincantato, ma che da sempre, anche se superficialmente, ho seguito le vicende politiche nazionali e locali, su tali vicende mi sono posto da tempo altri interrogativi e, forse, mi sono dato delle risposte che potrò considerare giuste soltanto a posteriori.
L’unica risposta certa che mi sono dato è che la giustizia molto spesso è troppo lenta o senza gli strumenti idonei per non esserlo, che non esistono gli strumenti idonei affinché qualsiasi amministratore della cosa pubblica possa essere costantemente monitorato e, in caso di irregolarità persistenti, costretto ad abbandonare l’incarico affidatogli e a rispondere personalmente delle irregolarità accertate.
A questo punto mi chiedo: come mai il legislatore non ha posto le condizioni perché tutto ciò non accada e non si ripeta ogni volta che chi amministra la cosa pubblica è un cattivo amministratore?
La risposta più scontata ed elementare che mi sono dato è che il legislatore per potersi referenziare o per rendersi immune da qualsiasi problema di carattere giuridico pone le basi per uscirne fuori attraverso leggi che si contraddicono a vicenda o, per esempio, attraverso i tempi brevi per poter usufruire della prescrizione di qualsiasi reato!
E oggi di che cosa stiamo parlando? Di sclerotiche farneticazioni di una consigliera comunale o di omissioni e irregolarità amministrative gravissime da parte di una allegra amministrazione?
Come si suol dire: Ai posteri l’ardua sentenza!
ancora pochi giorni (07/03/2018) è sarà tutto finito. La procura della Corte dei Conti ci toglierà questo Sindaco dalle p….e.