
Ragusa, 22 novembre 2025 – Si è conclusa con pesanti condanne in primo grado la vicenda di profondo degrado sociale e umano che ha visto vittima una bambina di appena 13 anni nel Ragusano. Il Collegio Penale del Tribunale di Ragusa ha emesso una sentenza significativa nei confronti degli imputati coinvolti in una rete di abusi sistematici e sfruttamento, smantellata grazie all’operazione “Greenhouse”, coordinata dalla Procura di Catania e condotta dalla Squadra Mobile di Ragusa.
La sentenza ha stabilito pene detentive importanti per tre degli adulti coinvolti: un pensionato italiano è stato condannato a 7 anni e quattro mesi di reclusione, due cittadini di origine marocchina hanno ricevuto rispettivamente 5 anni e sei mesi e 5 anni e quattro mesi di reclusione, oltre alle pene detentive, gli imputati dovranno farsi carico delle spese processuali e di mantenimento in carcere.
La sentenza ha disposto una lunga serie di misure interdittive volte a tutelare i minori. Per gli imputati è stato stabilito il divieto perpetuo di ricoprire incarichi in scuole di ogni ordine e grado e di esercitare qualunque ufficio o servizio in istituzioni o strutture frequentate prevalentemente da minori, sia pubbliche che private.
Al termine della pena, per ulteriori 18 mesi, scatterà il divieto di avvicinarsi a luoghi frequentati da minori e di svolgere lavori che comportino contatto abituale con essi, con l’obbligo di comunicare alla polizia la propria residenza e ogni eventuale spostamento.
Le indagini hanno fatto luce su un contesto familiare e sociale drammatico. La giovane vittima viveva in una situazione di profondo degrado ed era sottoposta a rapporti sessuali con uomini adulti, spesso braccianti agricoli conosciuti nelle campagne di Acate, dove la minore lavorava nonostante la giovane età. Gli incontri avvenivano anche all’interno di serre e locali della zona.
La madre della bambina, una donna romena, era già stata arrestata in precedenza con l’accusa di sfruttamento della prostituzione.
L’inchiesta “Greenhouse” era inizialmente partita da controlli per il contrasto del caporalato nelle campagne ragusane. Fu proprio l’atteggiamento della bambina, ritenuto non adeguato alla sua età dagli agenti della Squadra Mobile, a far scattare l’allarme e ad approfondire la sua situazione familiare. Le intercettazioni tra madre e figlia hanno purtroppo confermato la gravità dei fatti, rivelando come la giovane fosse costretta ad avere rapporti sessuali con uomini di diverse nazionalità ed età.













