
Registrare dei filmati è senz’altro un’ottima soluzione per rendere più sicura la propria casa, di conseguenza non può che essere un buon consiglio quello di adottare un simile accorgimento.
Oggi, peraltro, realizzare delle riprese con questa finalità è molto più semplice ed economico rispetto al passato, sia perché gli impianti di videosorveglianza sono divenuti molto più “smart” e sia perché si può far ricorso a tante diverse tipologie di videocamere, anche molto piccole e semplici da nascondere, come quelle presenti nella categoria dedicata dell’e-commerce bytecno.it.
Ma esistono delle limitazioni a cui attenersi? Le registrazioni con finalità di sicurezza devono rispettare alcuni “paletti”? La risposta è si.
La normativa di riferimento è il GDPR, Regolamento in materia di protezione dei dati personali
La normativa a cui è necessario far riferimento è il cosiddetto GDPR, acronimo di General Data Protection Regulation, Regolamento comunitario che, in quanto tale, trova applicazione diretta in tutti i Paesi membri, Italia compresa.
Il GDPR, entrato in vigore nel 2018, stabilisce una serie di disposizioni in materia di protezione dei dati personali e anche quanto viene registrato da una telecamera può assolutamente rientrare in questa disciplina.
Non esitiamo, dunque, e scopriamo quali sono gli aspetti più rilevanti da sottolineare.
Per proteggere la propria casa con delle riprese non occorre autorizzazione, ma vige il principio di responsabilizzazione
Iniziamo col dire che se si vogliono effettuare delle riprese per scopi di sorveglianza non occorre alcuna autorizzazione da parte del Garante della privacy, ovvero l’autorità amministrativa nazionale, e questo è senz’altro un punto di forza in termini burocratici.
Il GDPR stabilisce che è responsabilità del titolare del trattamento, ovvero, in tal caso, di colui che utilizza le videocamere con tale finalità, valutare liceità e proporzionalità del trattamento compiuto; al contempo, le riprese non devono ledere quanto stabilito da ulteriori norme, come quelle che disciplinano le interferenze illecite nella vita privata altrui.
Da questo punto di vista, dunque, agire con semplice buon senso può essere più che sufficiente per evitare azioni improprie.
Le limitazioni per le riprese effettuate a protezione della propria abitazione
Negli ambienti aperti al pubblico, se vengono effettuate riprese per finalità di sicurezza è necessario informare l’utenza tramite un’apposita cartellonistica.
Se ad effettuare le riprese è un privato che vuol proteggere la propria proprietà, ovviamente, non è certo necessario affiggere un cartello nella propria casa, tuttavia, in tal caso, il GDPR stabilisce che le riprese debbano essere effettuate solo ed esclusivamente sulla proprietà, senza invadere spazi esterni o anche aree comuni di un condominio, anche laddove i filmati non siano registrati.
Sia chiaro: anche le aree comuni di un condominio possono essere videosorvegliate, e in questi casi sarà necessario affiggere sui muri un apposito cartello di avviso, ma in tal caso il titolare del trattamento non sarà il singolo privato, ma appunto il condominio.
I tempi di conservazione dei filmati: il principio di minimizzazione
Per quanto riguarda i tempi di conservazione delle riprese effettuate, il GDPR stabilisce il cosiddetto principio di minimizzazione, secondo cui la conservazione dei dati personali deve essere minima in relazione alla finalità prefissata.
Dal momento che le riprese effettuate ai fini di sicurezza hanno come obiettivo primario quello di proteggere il proprio patrimonio, alcuni giorni sono più che sufficienti per rispondere a tale esigenza.
Il lasso temporale di conservazione delle immagini può protrarsi laddove vi siano valide motivazioni, ad esempio nel caso in cui i filmati siano stati richiesti dalle autorità per lo svolgimento di indagini.