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Vasto processo su false certificazioni informatiche: assolti i 23 imputati a Ragusa

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RAGUSA, 28 Novembre 2025  – Si è concluso con l’assoluzione piena di tutti i 23 imputati il filone ragusano della vasta inchiesta sulle presunte false certificazioni informatiche e sui titoli di studio che aveva coinvolto diversi centri della provincia iblea e si era estesa fino all’Agrigentino. Il Tribunale collegiale di Ragusa ha pronunciato la formula “il fatto non sussiste”, smantellando l’intero impianto accusatorio.

L’inchiesta, partita da controlli su un istituto privato, aveva messo sotto la lente d’ingrandimento un presunto sistema di irregolarità nelle certificazioni e nei titoli, con fatti che sarebbero stati commessi tra le città di Vittoria e Ispica fino al giugno del 2015.

Le imputazioni riguardavano diversi capi d’accusa. Alcuni degli imputati erano accusati del reato associativo, figura grave che costituiva il fulcro del presunto sistema. Tra questi, un vittoriese di 57 anni, difeso dall’avvocato Santino Garufi, che è stato prosciolto da ogni accusa.

Gli altri soggetti erano accusati di falsità ideologica in relazione al rilascio delle certificazioni informatiche. L’aspetto relativo ai presunti falsi diplomi, invece, era stato trattato dalla Procura di Agrigento, dato che tre dei quattro istituti coinvolti avevano sede nel territorio agrigentino.

Le parti offese nel procedimento includevano il Ministero dell’Istruzione, l’Assessorato Regionale dell’Istruzione, l’Ufficio scolastico per la Sicilia e la società Certipass di Santeramo in Colle (Bari). Nonostante la costituzione di parte civile, tutte le accuse a carico degli imputati sono ora cadute definitivamente.

Dopo anni di indagini e dibattimento, la sentenza del Tribunale collegiale mette un punto a questa complessa vicenda giudiziaria. La Corte si è riservata novanta giorni per il deposito delle motivazioni, che faranno chiarezza sul perché l’accusa di falsità e di associazione sia stata ritenuta infondata dal collegio giudicante. La piena assoluzione con la formula “il fatto non sussiste” rappresenta un esito clamoroso per tutti gli imputati coinvolti.

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