
Santa Croce Camerina, 05 Luglio 2025 – Su richiesta della Procura della Repubblica di Ragusa, il G.I.P. ha emesso un’ordinanza di misura cautelare per cinque persone, tre italiani e due tunisini, con l’accusa di tentata estorsione, spaccio di droga e rissa aggravata. I fatti contestati si sono svolti tra dicembre 2024 e marzo 2025.
L’indagine, coordinata dalla Procura e condotta dai Carabinieri del Nucleo Operativo di Ragusa, è partita dalla denuncia di una famiglia tunisina residente a Santa Croce Camerina. La famiglia aveva subìto un tentativo di estorsione a causa di un presunto debito di migliaia di euro per l’acquisto di droga contratto dal figlio maggiore.
Le successive indagini hanno fatto emergere una serie di episodi intimidatori che hanno visto le due famiglie affrontarsi ripetutamente, supportate da conoscenti che sono stati tutti identificati dai Carabinieri. Il debito, le minacce sui social network e le continue richieste di denaro hanno portato a un’escalation di violenza culminata in due violente risse a marzo, una delle quali nella centralissima piazza Vittorio Emanuele II. In quest’ultima occasione, uno dei giovani coinvolti ha riportato gravi ferite da taglio.
A seguito di questi eventi, sono stati disposti gli arresti domiciliari per E.A., 20 anni, di Santa Croce Camerina, indagato per spaccio, tentata estorsione e rissa aggravata, e per A.S., 25 anni, di origini tunisine, accusato di lesioni personali aggravate e porto d’armi.
Per altri tre soggetti sono state emesse misure cautelari meno restrittive: A.A. e C.A., 53 e 28 anni, rispettivamente padre e fratello di E.A., hanno ricevuto l’obbligo di firma e di dimora. Anche R.S., 59 anni, padre del tunisino arrestato, è stato sottoposto all’obbligo di dimora nel comune.
Durante l’operazione, i Carabinieri hanno eseguito perquisizioni e hanno denunciato altre tre persone coinvolte a vario titolo nelle risse. Le accuse, al momento condivise dal G.I.P., dovranno essere confermate nel corso del procedimento giudiziario. Si ricorda che per tutti gli indagati vige la presunzione di innocenza fino a una sentenza definitiva.