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Migrante morto per inalazione fumi. Sea Watch ad Augusta

Il cadavere sulla nava era arrivato nei giorni scorsi a Pozzallo
Tempo di lettura: 2 minuti

Si conosce solo la provenienza, il Bangladesh. Il ragazzo 17enne, giunto a Pozzallo con l’ultimo sbarco della “Sea Watch 5”, la scorsa settimana, secondo quanto riferito dagli altri migranti che viaggiavano con lui, sarebbe stato soffocato dai fumi che la nave produceva e che sarebbero stati letali qualche giorno dopo la partenza dalla città di Sabratha, in Libia. Da mettere in conto anche una pregressa condizione fisica non ottimale da parte del ragazzo, prima di salire a bordo. Nessuno dei migranti arrivati a Pozzallo ha potuto fornire le generalità del ragazzo: con molta probabilità, il giovane asiatico viaggiava da solo e non aveva né amici né parenti a bordo della nave. Il cadavere si trova ancora presso l’obitorio del cimitero di Pozzallo e solo nei prossimi giorni si avrà l’ufficialità di quanto hanno riferito i compagni del suo ultimo viaggio in mare.
Lavoro impegnativo per il personale medico nella giornata di domenica presso l’hotspot portuale: in moltissimi, fra i 50 giunti in Sicilia, presentavano ustioni su tutto il corpo e diversi sono stati i casi di disidratazione.
Intanto, la Sea Watch, nave battente bandiera tedesca, è ferma al porto di Augusta per il fermo amministrativo da sabato scorso. Non più presente al porto di Pozzallo, partita sabato 9 marzo poco dopo le ore 12 e arrivata in provincia di Siracusa attorno alla mezzanotte. A Pozzallo, la nave è stata immediatamente sottoposta a un fermo amministrativo di 20 giorni, con l’accusa di non essersi coordinata con le autorità libiche per le manovre di salvataggio. L’Ong tedesca ha, tuttavia, riferito che “le ragioni addotte dalle autorità sono false“, in quanto “la nave libica Fezzan non ha ripetutamente risposto al contatto radio mentre portava a bordo decine di persone che erano a bordo di un’altra barca per respingerle illegalmente in Libia”. D’altronde, è stata una sentenza della Cassazione, risalente a metà febbraio, a sancire che “la consegna di persone migranti soccorse in mare alla guardia costiera libica può configurare un’ipotesi di reato di abbandono in stato di pericolo di persone minori e incapaci e sbarco e abbandono arbitrario di persone (articoli 591 cod. pen. e 1155 cod. nav.)”.

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