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Haiti. 10mila sfollati in una settimana. Troppi secondo l’OIM

Tempo di lettura: 2 minuti

L’Organizzazione Internazionale per le Migrazioni (OIM) ha stimato in 10mila il numero di persone costrette a lasciare le proprie case dopo i continui attacchi armati compiuti dalle gang in diversi quartieri dell’area metropolitana di Port-au-Prince. Questi dati, sottolinea, sono stati raccolti dopo gli attentati avvenuti nei comuni di Carrefour, Cité Soleil e Tabarre iniziati il 5 febbraio scorso. Il rapporto ha evidenziato che l’OIM sta cercando di porre rimedio alla precaria situazione con l’assistenza alla popolazione sfollata e alle comunità che li ospitano nei comuni di Croix-des-Bouquets, così come nei distretti limitrofi dei comuni: Terre-Blanche, Terre-Noire, Blanchard, Duvivier, La Grenade, Rivière-Froide, attualmente vittime di continui attentati. Secondo lo studio, 10.000 sfollati in una settimana sono considerati davvero tanti. La maggioranza, il 60 per cento, ha trovato rifugio presso parenti e famiglie ospitanti, mentre il 40 per cento si è sistemato nelle scuole, chiese o altri spazi vuoti, spiegando che un totale di 13 siti stanno accogliendo queste persone. “Ondate di sfollati hanno portato alla creazione di 10 nuovi siti di accoglienza, tre dei quali già esistevano” ha detto il capo dell’unità dati e ricerca dell’OIM, Yakin Mwanza.  “Da diversi anni l’area metropolitana – ha aggiunto – subisce intimidazioni, vessazioni e minacce di ogni tipo dalla criminalità organizzata che ha costretto interi quartieri ad abbondonare le proprie abitazioni. Inoltre secondo la nostra ultima valutazione riferita a dicembre 2023, in numero degli sfollati sono stati 314mila, il 30 per cento dei quali ha trovato rifugio in 81 località. Quasi tutti questi siti erano situati individuati nell’area metropolitana di Port-au-Prince”. Allo stesso modo, il dirigente dell’OIM ha riferito che le condizioni di vita delle persone sono estremamente precarie in termini di approvvigionamento alimentare, idrico, igiene e servizi sanitari, oltre alle difficoltà di accesso delle persone ai rifugi per proteggersi dalle intemperie.

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