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Da Modica il “Women Manifesto dinamico delle chef”

Tempo di lettura: 2 minuti

A Modica è partito ufficialmente il progetto “Women Manifesto dinamico delle chef”. Nella location del Boutique Hotel si sono confrontate sei  chef:  Francesca Barone (foto) del ristorante “Fattoria delle Torri” di Modica,   Gaia Campisi dell’ “Antica Filanda” di Rocca di Caprileone,  Bianca Celano del “Materia Spazio Cucina” di Catania, Tiziana Francoforte del palermitano “Aja Mola”,  Lucia Tellone e Serena Urzì della pasticceria “Ernesto” di Catania. Il progetto, al suo primo step di un programma più vasto, intende creare una rete di esperienze  nel mondo della ristorazione femminile attraverso una piattaforma web, un portale internazionale dedicato alla condivisione delle storie e del lavoro che coinvolge le donne dell’enogastronomia che possa essere di stimolo alle nuove generazioni di cuoche per incentivare il senso comune. A livello nazionale dovrebbe essere la prima realtà del genere. “Le caratteristiche per entrare a far parte del Manifesto – come ha dichiarato Francesca Barone a Stefania Petrotta di CronachediGusto –   è che si sia donne, chef, giovani, emergenti – in questo senso, l’unica che si discosta un poco è Bianca Celano, ma ha un’attenzione nei confronti del mondo femminile così puntuale che era impossibile pensare al progetto senza di lei – che portino avanti un lavoro sul territorio non solo a livello professionale, ma anche etico e sociale”.
Il Manifesto dinamico delle chef sarà dunque un luogo virtuale in cui saranno raccolte ricette, idee e visioni della cucina, una tavola rotonda 3.0 fatta dalle donne per le donne. Un progetto senza scopo di lucro i cui principi fondanti sono tre:
1) apertura nei confronti delle altre donne;
2) espressione di una cucina ricca di “contenuti” che non sia solo un “contenitore”;
3) disponibilità allo scambio di esperienze concrete sul campo.

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2 commenti su “Da Modica il “Women Manifesto dinamico delle chef””

  1. Condivido il fatto di confrontarsi con gli altri colleghi e farlo nei vari incontri o nelle sedi o manifestazioni appropriate che sono molte. Tipo meeting, fiere, galà dedicati ecc.
    Non condivido spiattellare tutto in rete i sacrifici e i segreti che hai inseguito e perseguito fin dalla giovane età, ciò secondo me significa sputtanare la tua “intimità” professionale. Oltretutto eludendo quella sorta di mistero che c’è intorno alle ricette e che poi sono l’identità di uno chef o di un pasticciere. Perseverando col virtuale, alla fine e inesorabilmente ognuno perderà la propria identità professionale perchè la visibilità sui social prenderà il sopravvento a discapito dei fornelli. In pratica si rischia di essere bravi perchè sei più visibile nei social e non perchè molti fanno centinaia di chilometri apposta per gustare la tua cucina o i tuoi dolci.

  2. L aver frequentato l alta cucina e prima la ricerca scientifica, posso affermare che la scoperta va condivisa e riconosciuto la fonte. Il modo della non condivisione appartiene ad un mondo retrogrado ed obsoleto

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