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Cile. Botte da orbi e limitazioni per i prigionieri mapuche

Tempo di lettura: 2 minuti

I membri della comunità mapuche che sono detenuti nel carcere di Angol, a La Araucanía, in Cile, hanno denunciato nelle ultime ore che il personale della Gendarmeria sta esercitato una dura repressione contro di loro e i loro familiari mentre chiedevano spiegazioni circa la sospensione senza preavviso delle previste visite ai parenti detenuti. In mattinata, tre agenti della Gendarmeria si sono recati nel comparto carcerario dove si trovano 17 prigionieri mapuche e hanno comunicato loro che le visite dei familiari erano sospese (e con essa l’ingresso di cibo). Per protestare contro quella che consideravano una violazione arbitraria dei loro diritti, i detenuti hanno deciso di sequestrare i  tre agenti. Secondo i media locali, si tratta di un tenente e due gendarmi, bloccati e rilasciati un’ora dopo. Il ministro della Giustizia, Luis Cordero, ha ricordato  che si tratta di una decisione normale nel bel mezzo delle elezioni legislative. “Nei giorni delle elezioni non ci sono visite in nessun centro penitenziario”, ha confermato Cordero. Secondo i media locali, un’unità specializzata della Gendarmeria è entrata nel comparto d’attesa e ha fatto rilasciare i tre agenti. Attraverso i social network, sono circolate immagini nella quali  gli agenti  hanno menato e sparato pallottole di gomma e gas lacrimogeni contro i prigionieri.  Mentre i media mapuche dal canto loro hanno denunciato che c’è stata una “enorme repressione” all’interno del comparto carcerario. “La gendarmeria ha sparato proiettili anche contro la nostra comunità, provocando dieci feriti”,  afferma il rapporto. Secondo l’organo di informazione della comunità Radio Kvrruf, “la gendarmeria ha attaccato la comunità definita “peñi” attraverso l’uso di fucili e gas lacrimogeni”. La pubblicazione aggiunge: “Chiediamo un’indagine tempestiva e trasparente, poiché secondo i media questo conflitto è stato generato da un presunto rapimento di gendarmi da parte nostra che è assolutamente falso. “Sembra più un’azione programmata della Gendarmeria”, scrivono. La piattaforma Mapuche Political Prisoners of Angol ha denunciato che non vi è stato alcun preavviso in merito alla sospensione delle visite. Ha sottolineato che questa situazione avrebbe potuto essere evitata e che la Gendarmeria l’ha premeditatamente provocata per far sì che i diritti dei reclusi mapuche fossero calpestati. Nel frattempo, alla periferia del carcere, i parenti sono rimasti in attesa di notizie e del trasferimento dei feriti nei centri sanitari. I mapuche  hanno dichiarato che la Gendarmeria non ha permesso ad alcun avvocato o autorità di entrare nel carcere.

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