
L’ultima “puntata” della Servizi per Modica vede come protagonista il Liquidatore della stessa che convoca le parti sindacali per discutere della necessità di operare la riduzione del costo del lavoro, ossia ridurre le retribuzioni ai lavoratori. A distanza di tre anni, cioè dalla delibera del Consiglio comunale che, a maggioranza, votò il piano di ristrutturazione (alias riduzione dei salari) della partecipata, oggi il Liquidatore, ma prima Amministratore unico, si ricorda che deve dare seguito ad un indirizzo pubblico dell’ente che è proprietario della SPM.
“Già in passato – spiega il segretario della Camera del Lavoro, Salvatore Terranova – è stato affrontato questa problematica riguardo la contrazione del costo dei salari dei dipendenti ricorrendo per diversi anni di fila agli ammortizzatori sociali. A tutti i dipendenti è toccato doversi assentare dal lavoro perché messo in fis, col risultato che non si riusciva regolarmente a garantire i servizi pubblici. Ciò ha prodotto disservizi che hanno creato dissapori e proteste tra i cittadini perche i servizi venivano ridotti.
Va detto che l’utilizzo pluriennale degli ammortizzatori sociali, che comunque hanno comportato sacrificio di una sensibile fetta delle retribuzioni dei lavoratori, non è a questo punto servito a ridurre le difficoltosa di tenuta economica della partecipata. Oggi si ripresenta la solita richiesta di diminuire il monte- ore dei lavoratori. Per fare cosa? Sanno tutti che questo intervento non servirà a niente e neanche a fare economia.
La verità è che forse né il Liquidatore né l’ente Comune sanno che è impossibile accorciare la presenza lavorativa di questi dipendenti perché si rischia il blocco di interi servizi, che prima svolgeva il Comune con gli impiegati comunale, e ora sono espletati dai dipendenti della partecipata.
Il Comune di Modica si trova per la prima volta a corto di risorse umane. A fine anno avrà meno di duecento dipendenti, non era mai successo prima un dimagrimento di tale entità. Fino a 5 – 6 anni aveva più di seicento dipendenti e quelli della Spm da 120 sono passati a 79.
Oggi – prosegue Terranova – il Comune non riesce ad organizzare adeguatamente gli uffici e la spm svolge, in ragione degli affidamenti ricevuti, importanti servizi cittadini. Ci chiediamo: se vengono tagliate le ore ai dipendenti della Spm come sarà possibile garantire il servizio dei due depuratore comunali, le cui attività sono totalmente in capo ai dipendenti della Spm? Non pensano di mettere in crisi un servizio pubblico molto delicato oltre che essenziale, con importanti conseguenze sul piano ambientale?
Come sarà garantito il servizio che consente di fare arrivare nelle nostre abitazioni l’acqua potabile? Servizio un tempo svolto da dipendenti comunali, da qualche anno svolto interamente dal personale della partecipata.
Come verranno assicurare i servizi di pulizia degli immobili comunali e dei siti aperti alla fruizione dei turisti? Come pensano di garantire l’apertura di questi siti se oggi le unità che vi operano sono insufficienti?
La verità è che sembra non esserci logica e conoscenza sulle conseguenze di scelte che si prefiggono solo di mettere in sicurezza chi teme di essere chiamato a rispondere di danno erariale.
La realtà è che il personale della spm è insufficiente rispetto ai servizi da garantire. Altro che taglio delle loro prestazioni lavorative!
Non possiamo non dire al Liquidadore della partecipata che non può ogni volta far pagare ai lavoratori le conseguenze di una gestione disastrosa. E se il Comune non ha adempiuto negli anni scorsi agli obblighi, soprattutto economici, che ha assunto con la partecipata, tali inadempienze sarebbero dovute emergere prima, bisognava esternare, denunciare pubblicamente la gravità di un comportamento che, si sapeva, si sarebbe riflesso negativamente sulla partecipata e sui suoi dipendenti.
Sappiamo che la SpM – conclude Terranova – ha accumulato debiti perché vittima di un ente che mai gli ha trasferito le risorse occorrenti. Oggi per queste inadempienze non è giustificabile che a pagarne le conseguenze siano sempre gli stessi, sempre i più deboli, sempre i dipendenti.
Si apre un ulteriore capitolo della vertenza. Dal mancato trasferimento dei lavoratori alle due nuove Società al taglio delle loro ore di lavoro”.