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Vittoria. Seminario di formazione su legalità e giustizia sociale

Peppe Scifo spiega ai giovani il mondo dell’agromafia e come combatterla
Tempo di lettura: 2 minuti

La Camera del Lavoro territoriale di Ragusa è soggetto capofila nell’ambito di un seminario di formazione sulla legalità, i diritti e contro ogni forma di violenza mafiosa che si tiene a Vittoria sino a domani, domenica 30 agosto, e destinato ai giovani, dai 16 anni in su, nell’ambito di una serie di iniziative che si svolgono secondo il criterio delle attività di campo e un momento di discussione su un tema preciso.
I volontari hanno seguito con particolate attenzione e partecipazione un seminario formativo che si tenuto ieri pomeriggio nella Sala delle Capriate a Vittoria sul tema: “Agromafie e caporalato”.
Il relatore sull’argomento è stato Peppe Scifo, segretario generale della CGIL di Ragusa.
La CGIL di Ragusa, come è notorio rappresenta da anni una delle realtà a livello nazionale tra le prime in campo contro il caporalato e lo sfruttamento con particolare attenzione al lavoro di donne e uomini migranti.
Il coordinamento provinciale di Ragusa, insieme al presidio “Daphne Caruana Galizia” di Ragusa e a quello di formazione di Vittoria ed in collaborazione con le diverse associazioni e realtà della rete, ha proposto a Vittoria un’esperienza denominata “E!stateLiberi” che richiama le battaglie per la pace e la giustizia sociale che in questo territorio sono state portate avanti sulla spinta di persone che proprio per questi valori hanno dato la loro vita, come Pio La Torre.
Vittoria, la cui economia è basata sull’agricoltura e in cui si trova uno dei più importanti mercati ortofrutticoli del Meridione, da tempo è oggetto di interesse delle mafie, non solo locali. Stidda e Cosa Nostra si sono combattute in sanguinose guerre di mafia negli anni ’80 e ’90. Oggi cooperano e stritolano il territorio, con la partecipazione della Ndrangheta e della Camorra.
Associazioni, sindacati, movimenti e liberi cittadini, in questo territorio, resistono e sono impegnati nell’impegno per la legalità e la pace, contro le mafie (comprese le agromafie e le ecomafie), lo sfruttamento, la violenza e le guerre, per difendere l’identità e la Storia di una città che non può darla vinta alle ingiustizie e alla cultura che queste, in varie forme, promuovono.

Peppe Scifo, nel corso del suo intervento, ha avuto modo di spiegare che con il termine agromafie da anni viene indicata l’ingerenza e il controllo delle organizzazioni criminali, italiane e non solo, nel business dell’economia agricola.
“L’agricoltura rappresenta uno dei comparti produttivi, soprattutto al sud, fondamentali nell’economia italiana con un andamento in crescita negli ultimi dieci anni, ha sottolineato Peppe Scifo.
Vista l’importanza strategica del settore le mafie operanti su scala nazionale e internazionale hanno fiutato tutte le potenzialità del settore entrando a pieno titolo nel controllo di filiere, attività d’indotto e produttive. Questo aspetto fa si che le grandi potenzialità di sviluppo, inteso come crescita sociale, vengano compromesse, spente, a vantaggio dell’arricchimento di pochi con la conseguente mortificazione di interi territori abbandonati ad un destino di sottosviluppo, e succubi di modelli produttivi insostenibili.
Il comparto agricolo da sempre è caratterizzato da condizioni del lavoro critiche che riguardano la storia del bracciantato in Italia. Prendiamo come spunto i moti di Avola del 1968.L’eccidio di Avola fu un fatto di sangue che portò alla morte di due braccianti, Giuseppe Scibilia e Angelo Sigona e ad alcuni feriti.
Si compì il 2 dicembre 1968, al culmine di una protesta di braccianti che aveva portato a uno scontro tra i manifestanti e le forze dell’ordine.
Possiamo dire che a più di mezzo secolo di distanza le dinamiche nel mercato del lavoro in agricoltura non sono cambiate, soprattutto per il permanere di condizioni di sfruttamento lavorativo e del sotto salario.
È cambiata profondamente la composizione “etnica” del bracciantato contemporaneo oggi caratterizzato dalla presenza di stranieri.
Da qui l’attuale lotta allo sfruttamento e al caporalato in agricoltura che si lega alle dinamiche migratorie a livello globale e alle leggi dell’immigrazione condotta dalla CGIL su scala nazionale ed internazionale, anche se alcune rivendicazioni rimangono attuali poiché mai risolte o per certi aspetti aggravati e interessano le condizioni di tutti i lavoratori e le lavoratrici del comparto, siano essi italiani o stranieri.”

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