
Anni Novanta. Il trasferimento dei migranti dalla Libia in Italia (Sicilia) veniva organizzato da bande criminali con le carrette del mare. Quando ad opera della Polizia italiana cominciarono a scattare le prime manette per i Caronte di turno, i trafficanti di vite umane cambiarono sistema: una nave madre si fermava al limite delle acque territoriali e da lì faceva partire barchini carichi di “vuoti a perdere”, con al timone uno degli stessi fuggitivi, dopo avere incassato ticket di migliaia di dollari per ogni migrante. A seguito delle operazioni Mare Nostrum (2013), Frontex Triton e Frontex Themis, i trafficanti cambiarono strategia: impacchettavano i poveri cristi su gommoni monocamera di fabbricazione cinese e li lasciavano a poche miglia dalla Libia sapendo che sarebbero stati soccorsi dalle navi militari dislocate in zona. Quando poi sono entrate in scena decine di Ong straniere, i trafficanti, aguzzando il loro malvagio ingegno, si sono limitati ad abbandonare i carichi milionari a qualche miglio dai porti di partenza libici, consegnandoli praticamente alle unità delle cosiddette organizzazioni non governative. Cronaca diventata storia, questa. I trafficanti di vite umane non sono una invenzione ideologica! Se questo è chiaro a tutti, occorre affrontare e gestire l’epocale problema della migrazione con un approccio laico -storico – culturale improntato alla massima onestà intellettuale. Diversamente tra buoni e cattivi della “litigiosa e autolesionistica” politica di casa nostra, vinceranno i trafficanti di vite umane! Quelli non si fermano. Per loro i migranti rappresentano un business milionario.
– Volete bloccarci? Ritorniamo al vecchio sistema delle navi-madre!
Questa la lettura da dare al sequestro effettuato dalla Guardia di Finanza del peschereccio libico che, dopo avere scaricato e ammassato 81 persone su un barchino con prua verso Lampedusa, ha cercato di farla franca ritornando nel porto di partenza. L’imbarcazione libica è ora ferma al porto di Licata.