
“Stiamo provando a progettare la ripartenza, tutti assieme. Attraverso la creazione di un tavolo aperto, disponibile ad accogliere i contributi di tutti. Toccherà a noi, poi, essere capaci di fare sintesi, di coprogettare il futuro del nostro territorio”. Parola del presidente provinciale Confcooperative Ragusa, Gianni Gulino, che fa una disamina sullo stato di salute del mondo della cooperazione nell’area iblea ai tempi del coronavirus.
“E’ indubbio – sottolinea Gulino – che si tratta di un momento molto complicato. Le realtà più gracili devono evitare di rimanere da sole, di scoraggiarsi, anche perché probabilmente dovranno fare i conti con dei cali occupazionali, mentre quelle più articolate e ben radicate possono sopportare, non senza disagi ovviamente, due o più mesi di apnea per poi proseguire a macinare la propria azione. Dopo un confronto con i livelli regionale e nazionale della nostra associazione di categoria, abbiamo convenuto che l’unica strada possibile, in questa fase così delicata, è quella di organizzarsi per cercare di essere propositivi, dando delle risposte sugli scenari futuri che si andranno a creare, provando a leggere quello che, nessuno, al momento può conoscere con certezza, e cioè che cosa accadrà nel mondo economico dopo il Covid-19. Ovviamente, nulla più sarà come prima ma proprio per questo motivo si dovrà cercare di anticipare i panorami che sorgeranno”.
“Ad esempio – continua il presidente di Confcooperative Ragusa – saranno necessarie figure formate e specializzate per determinati ambiti. E potrebbe già essere un primo approccio propositivo alla problematica. Così come quello di individuare tutto ciò che può essere d’aiuto alla piccola come alla grande cooperativa. Occorre, in poche parole, sapersi reinventare”. L’intento di Confcooperative Ragusa, in questa fase storica, è quella di non fare sentire soli i cooperatori, nessuno escluso, operanti sul territorio. “Bisogna essere molto inclusivi – prosegue Gulino – adesso più che mai non ha senso fare distinzione tra associati e non associati. Il nostro obiettivo è di non lasciare nessuno per strada. Per questo motivo, abbiamo la necessità di raccogliere i bisogni di tutti, sentire dalle loro voci che cosa può essere più utile in chiave futura. Ci sono esigenze che vanno poste sotto attenzione. E’ cruciale capire quale potrà essere la necessità più impellente sul piano del lavoro”. Gli aiuti dallo Stato? “Di certo – spiega ancora il presidente di Confcooperative Ragusa – non è la manna dal cielo. Nel senso che si tratta di un aumento dell’indebitamento. E, quindi, se non ti reinventi, come dicevamo, la tua esposizione rischia di peggiorare. I soldi, infatti, non ci devono servire per tappare i buchi fatti ma devono essere utilizzati in un’ottica di investimenti a lungo termine. I rimborsi avverranno a sei anni. Anche se i frutti non arrivano immediatamente ma tra due-tre anni, l’importante è che siano stati creati investimenti mirati, capaci di interagire con un mercato diverso rispetto a quello a cui eravamo abituati. Ecco perché il nostro ruolo, in questo contesto, diventa determinante proprio con la necessità di svolgere quella funzione di trait d’union che deve fornire un valore aggiunto alle varie indicazioni che arriveranno dalle nostre cooperative”.