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Le pubbliche scuse di Philippe Daverio  alla Sicilia e ai siciliani arrivano con un lungo post 

Le pubbliche scuse di Philippe Daverio  alla Sicilia e ai siciliani arrivano con un lungo post  sul  profilo Facebook del critico d’arte, dopo le pesanti considerazioni dell’interessato nel corso della trasmissione televisiva “Le Iene” che si era occupata  del caso  scoppiato negli ultimi giorni per il titolo di  Borgo dei Borghi,  assegnato al concorso televisivo di Raitre  Bobbio, in Emilia Romagna, finito in finale insieme al Comune siciliano di Palazzolo Acreide. Una vittoria che è stata contestata da più voci, poichè Daverio, cittadino onorario di Bobbio era componente di giuria .”Quella dei siciliani contro di me è un’ intimidazione, tipica della loro cultura – dice – a me la Sicilia non piace, lo posso dire? Sono terroni che rosicano”, la frase rilasciata da Daverio a Le Iene. Ieri il presidente della Regione, Nello Musumeci, aveva preteso le scuse che sono arrivate via Facebook.

Ecco il messaggio integrale:

“Mi scuso con i siciliani, perché ho generalizzato dicendo a tanti ciò che era destinato a pochi facinorosi. Sono talvolta ingenuo e come tale, dopo una lunga giornata di viaggio e di lavoro, dopo una sommatoria di insinuazioni d’interesse mio privato lanciatomi da politici siciliani per il mio voto libero nella trasmissione dei borghi e dopo aver ricevuto minacce d’ogni genere e anche di morte a me e alla mia famiglia, mi sono trovato pure inseguito da una iena della nota trasmissione, ex candidato sindaco di Palermo, che mi ha posto una serie di tranelli. Mi ha fatto ribollire il sangue e ho sbottato come lui sperava che facessi. Non tollero i ricatti, dal nord o dal sud. E ho reagito in un modo ironico che ha generato confusione e da parte di spiriti malversati reazioni spropositate. Al Presidente della Regione Sicilia che ha dato una intervista contro di me sul Giornale di Sicilia nella quale esige la mia espulsione dagli schermi della RAI ho scritto la seguente lettera aperta. Je vois envoie une lettre que vous lirez peut-être si vous avez le temps (Boris Vian 1958 al Président de la République). Onorevole Presidente Musumeci, mi permetto d’assumere un tono ironico per affrontare questa versione contemporanea della Secchia Rapita che ha trasformato un gioco televisivo in una farsa tragicomica nella quale Ella non ha avuto il buongusto di evitare lo scivolone. L’appello dei neoborbonici chiede che non lavori più in Rai: non si preoccupino, è da tempo che la Rai non mi vuole e ha smesso di trasmettere i miei video nei quali tra l’altro ho spesso esaltato la Sicilia, con la trasmissione su Palermo, quella sui Normanni e quella sulla presenza araba. Ho insegnato a lungo in Sicilia e devo riconoscere con orgoglio che molti miei laureati presso la Facoltà di architettura di Palermo conservano un buon ricordo del mio operato didattico, ricambiato dalla medesima mia simpatia. Ho collaborato con passione all’attività del Teatro di Montevergini e ho avuto l’incarico di organizzare la festa di Santa Rosalia, una volta con successo facendo costruire il carro gratuitamente a Jannis Kounellis (purtroppo quell’opera dall’altissimo valore economico è poi marcita all’aria aperta), una seconda volta in mezzo a mille polemiche quando la scarsità di fondi restrinse la distribuzione di incarichi. Ho polemizzato per la cattiva manutenzione degli immobili della Facoltà nella quale insegnavo ed ho subito i biasimi d’un senato accademico che non tollerava le critiche al loro membro ormai defunto che quest’edificio aveva progettato. Ho quindi più d’una volta in Sicilia litigato con dei siciliani; sono umano e sanguigno come lo erano i miei parenti svevi ed è forse la mia quota sveva che mi ha reso possibile intendere la complessità dell’animo siciliano, nel bene sempre e nel male talvolta. Ho letto con profondo disappunto la sua intervista apparsa sul Giornale di Sicilia nella quale dice: “Mi auguro che il servizio pubblico televisivo, se esistono ancora rapporti professionali con questo personaggio, li rescinda immediatamente. Se poi dovessero arrivare le scuse, sarò io stesso a invitare il razzista francese nella nostra Isola”. Non posso fare altro che prenderne atto. Alla Secchia Rapita, che Ella sicuramente ha letto vista la sua nota cultura storica, Ella ha avuto l’ispirazione di aggiungere una riedizione dei Vespri Siciliani individuandomi come una replica degli angioini cacciati nel XIII secolo. Le debbo purtroppo comunicare che sono italiano e come tale ho servito Milano da assessore per quattro anni; sono francese per metà e per quella normativa che mi consente d’essere francese per jus soli e italiano per jus sanguinis in quanto il mio ceppo familiare lombardo (quanti sono i siciliani che di cognome fanno Lombardo!) è iscritto nella Maricula nobilium familiarum Mediolani sin dal 1377 e che mio parente fu quel Francesco Daverio, il quale a capo del partito popolare delle Cinque Giornate riportò Garibaldi in politica. Che i neoborbonici assieme a Lei si siano inalberati non mi sorprende quindi, anzi onora sia me che i miei antenati morti per far sorgere l’Unità di quest’Italia. La TV non è del tutto la realtà, ne è solo uno specchio, talvolta drammatico, talvolta come in questo caso oggettivamente ludico. Credo che pure il Suo ispiratore storico l’On Almirante (“il maestro della mia generazione” Ella disse) lo avrebbe capito e mi duole dover ricordare che sono ben meno razzista di quanto non lo fosse stato l’ambito ideale al quale Ella storicamente si riferisce. Ho oggettivamente partecipato alla realizzazione d’un capolavoro: farmi dare del razzista da un seguace di colui che fu segretario di redazione de La Difesa della Razza a partire dal 20 settembre del 1938, negli stessi giorni delle leggi razziali. Le auguro di potersi emancipare da un passato che sembra incombere inesorabilmente su di Lei e assumere una percezione aggiornata della contemporaneità. Per il resto le suggerisco di riguardare la trasmissione e si accorgerà che anche gli altri due componenti della Giuria hanno votato a favore di Bobbio: ritenere che siano stati influenzati da me è un drammatico insulto alla loro professionale competenza e alla loro rispettabilità. Sono l’una olimpionica con varie medaglie d’oro, la gentile signora triestina Margherita Granbassi e il geologo Mario Tozzi, il quale ha votato pure per Rotondella in provincia Matera, dove ha lavorato per anni (sarà quindi anche lui mosso da conflitto d’interesse per via del martelletto da geologo?) e per la quale ho votato pure io (c’eravamo forse messi d’accordo con dei pizzini passati sottobanco?). La cultura del sospetto e delle insinuazioni è repellente! In seguite alle Sue dichiarazioni la mia pagina facebook è stata inondata di minacce. Liliana Segre sostiene che “gli hater sono persone di cui bisogna avere pena, vanno curate”. Lei riceve tuttora duecento messaggi razzisti al giorno. Sono orgoglioso d’essere in sua compagnia. Ma le minacce di morte giunte a me alla mia famiglia vanno oltre ogni limite di convivenza civile. In Seguito alla Sue dichiarazioni l’assessore al Turismo della Sua onorevole Amministrazione, Manlio Messina, ha dato via ad una caricatura di class action chiedendo che non possa più io lavorare in Rai. Forse un attimo di riflessione sull’articolo della nostra Carta costituzionale potrebbe tornarvi a tutti assai d’aiuto laddove l’articolo 21 recita: «Tutti hanno diritto di manifestare liberamente il proprio pensiero con la parola, lo scritto e ogni altro mezzo di diffusione. La stampa non può essere soggetta ad autorizzazioni o censure.» Non mi permetterei mai di chiederLe una traccia di sense of humour ma nondimeno spero non abbia confuso una trasmissione televisiva virtuale con la realtà che Ella deve affrontare nell’ARS e che il suo collega Ansaldi dovrebbe afferrare in Parlamento. Capisco che per un politico l’inseguire l’opinione pubblica più immediata sia sempre argomento d’insuperabile fascino ma reputo che la responsabilità etica debba andare verso pensieri più elevati. Con le minacce che mi sono pervenute mi sarà assai difficile intraprendere qualsiasi lavoro nell’isola. So bene, onorevole Presidente, che del mio lavoro da comunicatore dei Beni Culturali ad Ella non potrà importare nulla; la Sicilia è già perfetta così come è, la sua notorietà mondiale è accertata. Le vorrei solo ricordare anche l’articolo 4 della Carta, quello che recita: “La Repubblica riconosce a tutti i cittadini il diritto al lavoro e promuove le condizioni che rendano effettivo questo diritto. Ogni cittadino ha il dovere di svolgere, secondo le proprie possibilità e la propria scelta, un’attività o una funzione che concorra al progresso materiale o spirituale della società.” Le scuse a tutti i siciliani le faccio con sommo piacere, e so che alcuni mi capiranno, almeno quelli non troppo suscettibili ai pizzicotti critici. Ero stato inseguito da un giornalista insistente e molesto delle Iene, ovviamente pure lui siciliano e candidato sindaco a Palermo, dopo una lunga conferenza e in mezzo ad una ressa di pubblico. Le scuse da parte Sua non me le aspetto. Philippe Daverio”

© Riproduzione riservata

11 commenti su “Le pubbliche scuse di Philippe Daverio  alla Sicilia e ai siciliani arrivano con un lungo post ”

  1. Ma vai a quel paese: è il solito “Giochetto mediatico per attirare su di sè l’attenzione”.Tutti ci cadono e tanti si prestano!

  2. Daverio ha ragione, i siciliani sono un popolo meschino, solo un popolo meschino si orienta sempre dalla parte del vincente, da sempre, ma non ha niente di originale e particolare. E’ stato sempre un popolo di qualunquisti che si sono accodati sempre ai loro conquistatori e poi si sono lamentati, poi sono arrivati altri conquistatori che hanno puntualmente seguito e poi si sono lamentati. Questo è successo da sempre: prima i borboni, poi i savoia, poi i fascisti, poi gli alleatio anglo-americani, poi la democrazia cristiana, poi berlusconi, poi i renziani, ed oggi i leghisti e i fascisti bis… sempre succubi e meschini… ma anche ora che tutti sono orientati alla destra più cattiva d’europa, sono sicuro che la ripuderanno e seguiranno il prossimo conquistatore… più meschini di così? Trovatemi un popolo altrettanto miserabile che fa entrare gente come Daverio e poi lo disprezza se dice la verità.

  3. Ma questo succede anche a tanti pseudo-politici siciliani, che seguono sempre il partito vincente: passano repentivamente da sinistra a destra a centro a grillini e continuamente sputano sentenze contro tutto e tutti. Veramente un popolo meschino questo, un popolo che non caccia tutti questi voltagabbana a “facciuoli” come si dice dalle nostre parti.

  4. @puppetta e@ Pietro siete parenti di questo accattone? Avete visto il filmato??? Secondo lui i siciliani siamo mafiosi e basta. E lui che ha dato un voto di favore che essere è? Viscido, meschino e venduto.

  5. Certo Sara, siamo parenti di questo accattone. Pazienza. Lei da siciliana crede che ad una persona si debba dare ragione se è parente altrimenti sicuramente sbaglia. A famigghia, l’esempio tipico della mafiosità, ma non se la prenda, la magioranza dei siciliani sono così: i parenti e a famigghia ha sempre raggione, vero. Secondo lui ma non solo lui i siciliani hanno la mentalità mafiosa e lei lo dimostra, anche io avrei voluto che apprezzasse Palazzolo, certamente, ma lui non può avre la sua libera opinione? Se fa ciò che a lei non piace è un accattone, viscido, meschino e venduto? Questa è mafiosità. La sua è una boccuccia di rosa.

  6. Veda @Sara, lei antepone una facile offesa ad una corretta analisi di @puppetta. Non sto quì a difendere o ad accusare, non ho questa voglia di perdere tempo ma il suo “triste” commento dimostra esclusivamente la sua ignoranza e la mancanza di una serena obbiettività. Non credo che ci possano essere altre giustificazioni e, per me, altre discussioni.

  7. Però quando dice che noi siciliani , chissà per quali misteriosi meriti ,siamo convinti di essere il centro del mondo , da modicano che segue le vicende locali , dove tutto è straordinario,eccezionale ,unico ! mi viene quasi voglia di dargli ragione .

  8. È vero, leggendo le vostre opinioni mi rendo conto che i siciliani siamo una grande famiglia di mafiosi. Ma fatemi il piacere di non criticare le vostre radici, sapete solo piangere e criticare. Come dice un collega del vostro amato critico : capre siete.

  9. Semmai caprone, essendo maschio. Comunque, molto meglio onesto ed obbiettivo caprone che una stupida capra!

  10. Sara, mi scusi, ma proprio ha capito tutto al contrario. Chi si mette in discussione non è affatto mafioso, la mafiosità è l’opposto di ciò che lei pensa. Il concetto dell’appartenenza come lei lo intende è proprio l’espressione della mafiosità. Capra, mi scusi, ma sarà lei e nessuno ama nessun critico, per lei esiste solo amare o odiare, ma ragionare con la testa, proprio non le va giù. Quindi, i siciliani sono una grande famiglia di mafiosi, ma proprio perché sono come lei e non come gli altri commentatori che hanno espresso la propria opinione, chi ha scritto non piange e non critica le proprie radici, ma si rende conto delle proprie radici e analizza gli errori per tentare di correggerli, per lei i siciliani sono perfetti e chi si azzarda a criticarli… cosa ne vuole fare? li vuole punire? Rifletta con rispetto, grazie.

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