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Ispica. Istituto comprensivo “Leonardo da Vinci”, la didattica applicata tra amarcord e attualità

Corrado Monaca ha insegnato Educazione tecnica al “Leonardo da Vinci” di Ispica per sedici anni, dal 1977 al 1993. Giovedì 15 novembre alle ore 17,30 il professore e alcuni ex alunni, oggi imprenditori e professionisti affermati, si sono dati appuntamento nell’aula magna dell’Istituto comprensivo “Leonardo da Vinci” per ritrovarsi e rievocare quegli anni. Ma anche e soprattutto per raccontare ai docenti di oggi come funzionava il metodo di insegnamento interdisciplinare che Monaca applicava con successo già trent’anni fa e che offre tuttora validi spunti di riflessione e di applicazione.

L’occasione dell’incontro, organizzato dal dirigente scolastico Giuseppe Fava (ieri costretto ad assentarsi per motivi personali), è scaturita da una bottiglia di vino, con un’etichetta dedicata, improvvisamente riemersa da una polverosa soffitta e donata all’inizio di quest’anno da un’ex alunna, Alina Ferreri, al professor Monaca. Si trattava di un esperimento di vinificazione realizzato con gli studenti per abbinare alla conoscenza degli aspetti teorici il concreto processo produttivo. Alla fine dell’esperimento, ogni alunno ricevette la sua bottiglia ricordo. L’ex docente, oggi titolare dei laboratori di ricerca Betontest a sua volta ha donato la bottiglia ritrovata al dirigente scolastico della “Leonardo da Vinci”, il quale l’ha definita “una testimonianza della didattica applicata con lungimiranza nella nostra scuola, che oggi viene richiesta anche dal programma per la valutazione dello studente”.

L’incontro è stato moderato dalla professoressa Ioselita Tringali, che ha messo a confronto la didatttica di ieri con quella attuale, tracciando a grandi linee analogie e differenze.

Monaca, nel suo breve intervento, ha richiamato i capisaldi del metodo d’insegnamento interdisciplinare. Esso “consisteva nel coinvolgere le varie specializzazioni in un unico processo formativo. Oggi, al contrario, si sono moltiplicate le specializzazioni ed è avvenuto un frazionamento del sapere. All’epoca non utilizzavo i libri di testo, ma lavoravamo su schede, cioè modelli collaborativi aperti che richiedevano il coinvolgimento e l’interazione dei docenti delle altre discipline”.

Monaca ha concluso affermando che “spesso gli uomini di studio, sono sprovveduti nella vita. Il mio metodo d’insegnamento al contrario prescindeva dal programma ministeriale, puntando a valorizzare piuttosto qualità utili ad affrontare la realtà e ad avere successo nel lavoro. La formazione non può prescindere dal valutare i risultati che si raggiungono. Non a caso molti miei allievi sono diventati oggi delle risorse importanti per la città”.

Tra gli ex studenti del professore Monaca, sono intervenuti Tommaso Barone patròn di Icotea, importante realtà nel settore della formazione; l’agronomo Giuseppe Gianì; l’imprenditore agricolo Enzo Aprile; e l’insegnante Antonina Calvo. Gli allievi del professor Monaca hanno testimoniato la bontà di quei processi formativi, raccontando episodi e aneddoti che hanno avuto un impatto determinante per la loro successiva carriera.

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