
Un vecchio detto diceva: una mela al giorno leva il medico di torno! Una vecchia frase di centenaria memoria ripetuta costantemente dai nonni e dalle mamme a noi bambini che rifiutavamo giornalmente la frutta. Tuttavia, qualora ci fosse bisogno di confermare questa antica affermazione, adesso è possibile, grazie ad una ricerca tutta italiana, attribuire ancora con più forza alla mela, il legittimo ruolo di “frutto-elisir” di lunga vita. Tutto questo è consacrato nella ricerca della Fondazione Edmund Mach dell’ Alto Adige incardinata da tempo sul ruolo dei polifenoli, antiossidanti potenti in grado di attenuare l’invecchiamento e di combattere le malattie degenerative. Numerose ricerche indicano i polifenoli, quali molecole naturali dalle funzioni anti-infiammatorie potenti, anti-diabetogene e anti-cancerogene. Tali molecole si ritrovano esclusivamente in natura (più di 5000 tipi) ma anche in forma sintetica e semi-sintetica. Sono presenti in molti tipi di frutta e verdure ( foglie), nel vino ( tannino), ma anche nel te, caffè e nel famigerato cacao , maggiormente nel cioccolato tipo modicano ( ci occuperemo in un prossimo articolo dei rapporti fra cioccolato e medicina). Ma qual è il meccanismo d’azione con cui agiscono i polifenoli, quando digeriamo una mela?
I ricercatori della Fondazione Edmund Mach, in cooperazione con il CREA (Consiglio per la ricerca in Agricoltura e l’analisi dell’Economia Agraria), in uno innovativo e serio studio hanno chiarito le trasformazioni che i polifenoli ottengono trasformandosi in 110 sotto-forme biochimiche biodisponibili nell’organismo umano, mostrando quindi il compito importante del microbiota intestinale proprio mentre sviluppa un’azione utile proprio tramite questi composti bioattivi chiamati polifenoli. Grazie a tale ricerca, in pratica, nessuno dei prodotti fenolici presenti nel succo di mela si ritrova nell’organismo nella forma attiva, e questo dimostra pertanto come sia necessaria una sub-lavorazione naturale , grazie ai polifenoli , all’interno del nostro organismo.
Da tale ricerca emerge anche che mangiare regolarmente mele ci mette al riparo dall’ uso quotidiano di farmaci. Oltre a ciò, la ricerca è riuscita a mostrare una mappa “nutri-cinetica”, cioè una mappa che indica il transito nel corpo umano delle molecole che realmente hanno un’ attività difensiva sulla salute dell’uomo. Lo studio ha anche proposto un metodo certo ed innovativo impernato su speciali tecniche multi-omiche ( la meta-bolomica e la meta-genomica) che riesce a relazionare la biodisponibilità della sostanza alla composizione del microbiota intestinale, durante la fase di trasformazione.
Un drappello di 12 volontari sani, è stato diviso in due gruppi: il primo ha consumato diverse volte una spremuta di mela di alta qualità, mentre il secondo ha ingerito più volte una spremuta generica di frutta, arricchita con polifenoli precedentemente estrapolati dal succo di mela. I risultati dello studio, dimostrano come nessuno dei composti fenolici presenti nel succo di mela sia presente in alcun modo nell’organismo, nella sua forma originale (cioè quella che troviamo naturalmente nella mela). Ciò documenta anche come questi composti biochimici vengono veramente metabolizzati e differenziati nell’uomo in 110 forme chimiche diverse che grazie ad una minuziosa ricerca, ritroviamo poi analiticamente nel sangue e nelle urine. Quindi è stato scientificamente provata e tracciata la cinetica di metaboliti di particolare interesse, di quelli i derivanti in particolare dalla floretina, dai flavanoli (catechine e procianidine) e dei prodotti provenienti dalla degradazione dell’acido clorogenico. Tutti questi composti fenolici sono particolarmente abbondanti soprattutto nella buccia della mela. Chiaramente è stato vista come la quantità e la durevolezza di ognuna di queste molecole nei fluidi biologici, sia direttamente correlata alla diversità biologica variabile da individuo ed individuo della razza umana. Questo, non solo per le note differenze genetiche, ma anche a causa di differenze nella composizione del microbiota intestinale individuale.
Infatti, è stata vista che la biodisponibilità e gli effetti per poter entrare nel circolo ematico da parte del microbiota umano dipendono, per un cinquanta per cento, dall’azione dei batteri intestinali. Tali metaboliti inoltre sono risultati i più longevi in circolo nel tempo. Inoltre, è stata osservata una correlazione tra la composizione dei batteri intestinali, misurata tramite gli esperimenti prima descritti. La composizione del microbiota intestinale è quindi un fattore importante per mediare l’azione del consumo di mela.
Se aumentiamo insomma, la ricchezza in composizione dei polifenoli, riusciamo ad aumentare le quantità dei loro metaboliti circolanti che risultano alla fine dose-dipendente assunta. In ultimo, è stato dimostrato come una parte minima dei composti bioattivi della mela attraversa rapidamente l’organismo umano, mentre una parte molto più cospicua , perdura nelle urine anche dopo 24 ore dal ingestione ed in concentrazioni molto variabili dipendenti certamente dalla composizione personalizzata del microbiota umano.
Ciò ci dimostra senza nessun dubbio, come nessun composto di polifenoli che si trovi nel succo di mela, può essere ritrovato nell’organismo nella sua forma originale di provenienza, ma solo grazie alla grande attività biochimica naturale del nostro organizzato organismo, questi potenti antiossidanti vengono modificati ed utilizzati per ottenere il meglio in difesa del nostro corpo.