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Israele. Il contrammiraglio Idf Daniel Hagari lascia l’incarico

Si tratta di una decisione "politica"?
Tempo di lettura: 2 minuti

Per due anni il contrammiraglio Daniel Hagari ha avuto il delicato compito di rappresentare le Forze di sicurezza israeliane davanti all’opinione pubblica e alla stampa. Ha fatto fronte alle tante domande sulla debacle del 7 ottobre e sulla successiva guerra a Gaza. Ha svolto il suo ruolo di portavoce militare «in modo professionale e scrupoloso», rende noto l’esercito, ma nelle prossime settimane lascerà in anticipo l’incarico e le Idf. L’annuncio, inaspettato, è  arrivato ieri, generando un ampio dibattito in Israele. Nella nota, l’Idf parla di una decisione «concordata» da Hagari con il nuovo capo delle forze armate, il tenente generale Eyal Zamir. Diversi media israeliani, tra cui ynet e Kan, interpretano la scelta come un licenziamento, dettato da pressioni politiche piuttosto che da una rotazione della carica, anche perché Hagari era in attesa di una promozione. L’ex portavoce però è rimasto coinvolto in diversi scontri con il governo negli ultimi mesi e alcuni rappresentanti della maggioranza ne hanno chiesto il licenziamento. Fonti vicine ai vertici militari, scrive ynet, ritengono che in particolare il ministro della Difesa, Israel Katz, abbia giocato un ruolo chiave nel bloccarne la promozione e portarlo a lasciare le Idf. Zamir sembra ora orientato a scegliere un ufficiale proveniente dalle forze di terra come nuovo portavoce. Tra i candidati più quotati figura il colonnello Benny Aharon, ex comandante della 401a Brigata Corazzata, che ha guidato le sue truppe durante le operazioni a Gaza. Nel suo messaggio di commiato, Hagari ha parlato dell’onore di aver servito nell’esercito per trent’anni, ribadendo la sua dedizione per la sicurezza nazionale. La rapidità con cui Zamir ha deciso la fine dell’incarico di Hagari solleva alcune preoccupazioni, spiega ynet: altri comandanti, direttamente coinvolti nel fallimento del 7 ottobre, non sono stati rimossi con la stessa celerità. Questo lascia intendere, prosegue il quotidiano israeliano, «che il caso di Hagari sia stato fortemente influenzato da dinamiche politiche piuttosto che esclusivamente operative o militari».

 

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