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Pisana premiato a Forlì per una prefazione al poeta Aloisi

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Un riconoscimento per la critica letteraria è pervenuto al Presidente del Caffè Letterario Quasimodo di Modica, Domenico Pisana, dalla giuria del XIX Premio Letterario Nazionale “Città di Forli”, organizzato dal Centro Culturale L’Ortica di Forlì con il patrocinio del Comune di Forlì, dell’Assessorato Promozione settore culturale, museale e Università , della Provincia di Forlì-Cesena, della Società Dante Alighieri di Forlì Cesena, del Centro Servizi per il volontariato della Romagna, e in collaborazione con la Biblioteca Comunale “A. Saffi” e la Fondazione Cassa dei Risparmi di Forlì.
La Giuria del Premio, composta da Claudia Bartolotti, Claudio Lelli, Wilma Malucelli, Ariella Monti, Renata Penni, ha segnalato lo scrittore modicano per la prefazione alla raccolta di poesie “Il mare nell’anima”, Gnasso editore, del poeta calabrese Emanuele Aloisi. La cerimonia di premiazione si terrà il prossimo 23 ottobre nella Sala del Consiglio della Provincia Forlì-Cesena.
“Sono lieto che la mia prefazione al libro del poeta Emanuele Alosi abbia attirato l’attenzione della Giuria. Aloisi – afferma Pisana – è un medico con specializzazione in nefrologia, esercita la professione di medico presso l’Asl di Vibo Valentia e di consulente tecnico d’ufficio presso il tribunale di Vibo Valentia, ed è dotato di una rilevante preparazione umanistica, oltre ad essere un appassionato di poesia e letteratura, di latino e greco.
Mi sono accostato alla sua poesia – prosegue Domenico Pisana – dopo averlo conosciuto a Modica in occasione di un Reading internazionale di poesia, svoltosi il 10 novembre del 2018 nell’ambito del Premio Rebora coordinato dal Caffè Letterario Quasimodo; in particolare nella sua raccolta “Il mare dell’anima” allora ancora inedita, che mi invitò a leggere e di cui feci la prefazione premiata , mi colpirono, tra l’altro, sia la “cifra civile” della sua poetica, sia una poesia ispirata dalla visita di Aloisi della Casa Museo Salvaltore Quasimodo di Modica.
Debbo altresì dire che questa segnalazione di merito che mi giunge dal Premio Città di Forlì è per me anche l’occasione per ricordare – conclude Domenico Pisana – la stupenda accoglienza che ricevetti da Emanuele Aloisi in occasione della presentazione del libro a Tropea il 4 aprile del 2019, organizzata dalla locale Sezione dell’Unitre con il patrocinio del Comune di Tropea e dell’Associazione Libera di Vibo Valentia, e dove tra gli ospiti d’onore dell’evento ci furono la mamma di Matteo Vinci, vittima della ‘ndrangheta, e le mamme di Francesco Prestia Lamberti e Francesco Vangeli, giovani vittime della malavita organizzata”. Fu un momento in cui poesia e vita si intrecciarono come messaggio d’umanità a cui la letteratura deve tendere”.
Riportiamo un passo significativo della prefazione di Pisana:

“…La poesia di Emanuele Aloisi è pensiero che si fa tormento e che tocca vari temi del grande mare della vita: dall’amore all’odio; dalla criminalità all’omertà, dall’indifferenza sociale alla ricerca del bene, dagli affetti familiari alla malattia; dalla ricerca della fede alla fragilità delle relazioni; una poesia, altresì, impregnata di quella “parresia” greca che è la libertà di dire tutto con il “coraggio” della denuncia, e che il poeta paragona al pane, del quale deve conoscersi il sapore in attesa che possano maturare spighe di verità: “ la giustizia miete gl’incubi, / la fame e gl’incubi dell’ingiustizia”.
La poesia del poeta calabrese è, insomma, la sostanza di un cuore sincero che sa stupefarsi di fronte all’immensità del mare, nel quale l’autore si immerge per iniziare la sua navigazione esistenziale con la consapevolezza del limite della ragione, ma con il desiderio di intercettare, dentro il mare della vita, ricorrendo all’ossimoro, quella “voce dolce-amara” che proviene da lontano e quella “mano” che possa far dire ad ogni uomo “In compagnia è più bello”:

“In compagnia è più bello
viaggiare in compagnia di solitudini
in questo mare immenso…”
“…E tra i contorni di risacche navigo
navigo in fondo a questa
voce dolce, a quest’amara voce.
Mi illudo che mi dondoli
nelle vertigini del tempo
e d’improvviso vomito
nelle voragini d’azzurro,
nel legno di una barca sulla terra.
(Da: “In questo mare immenso”)

Dunque poesia che nasce dalla vita realmente vissuta è quella di Emanuele Aloisi, il quale sa darci gli attimi del suo “esserci” tra senso e non senso, tra metafore e simboli, tra memorie e denunce. E così il poeta, nella poesia “Le ali di una capinera” dedicata a Francesco e agli ulivi calabresi, riesce persino a rivestire di tratti antropomorfici gli ulivi, che “Non hanno voglia di gridare”, ma solo di piangere, mesti / nei solchi dove tacciono gli agnelli, /dove per secoli ha cantato il gallo / e ancora canta nel silenzio…”; gli ulivi – scrive il poeta – hanno voglia “semmai di risplendere”.
Dentro questa metafisica del reale non c’è retorica, ma un affaccio d’umanità che diventa parola poetica tesa a inquietare “quelli che si riempiono di morte” e che riducono in cenere le città.

****************

(…) Intensa e delicata appare in questa silloge l’osmosi tra emozione e riflessione, che trova approdo nelle liriche “Al di là” e “Un orologio al muro”. Nella prima, il poeta costruisce un percorso introspettivo e fortemente giuocato su raffronti analogici( “invisibile-percezione”, “parole-pietra”, “sangue – vene” ) calibrati su una dialettica tra il fisico e il metafisico, mentre nella seconda l’intensità emozionale che trasuda dai versi e che non è certamente psicologismo intimistico , tocca suggestivi livelli espressivi grazie alle modulazioni interiori che scaturiscono dall’esperienza di una visita del poeta alla Casa Museo del Nobel per la Letteratura Salvatore Quasimodo, nella città di Modica. Il testo della poesia si snoda quasi come relazione empatica con il sito quasimodiano, con gli oggetti della casa (“un orologio al muro, “un calamaio di pietra”), le figure, gli interni e gli esterni, il paesaggio e i suoi odori(“il gelsomino fresco”, “l’odore delle grondaie”, “il vento tra le fronde dei suoi pini”), la pioggia battente sui vetri, “la voce tremula di un mangianastri” e i riflessi di luce:

…Pareva uguale – il tempo –
la voce tremula di un mangianastri.
L’inchiostro era svanito, era svanito l’attimo,
il ticchettio dei tasti, un fulmine,
nel fremito il rumore di una luce
ha illuminato l’anima
lasciandovi le impronte di parole,
il vento tra le fronde dei suoi pini,
un orologio al muro, un calamaio di pietra.
Le piume scricchiolavano la vita.
“Un orologio al muro”
(Un giorno a casa di Quasimodo)

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