“L’Assessore al Bilancio sulla stampa continua a difendere la scelta di costituire altre due società partecipate oltre a quelle già esistenti al Comune di Modica, ritenendo, tra l’altro che essa è conforme alla normativa”. Vito D’Antona, esponente di Sinistra Italiana, è polemico su questa vicenda e già aveva avuto già modo di commentare all’indomani della riunione del Consiglio Comunale sostenendo che la costituzione delle due nuove società è pienamente contraria alla scelta del legislatore, confermata con il recente Testo unico sulle partecipazioni pubbliche, tendente in modo rigoroso a ridurre in tutto il Paese il numero delle società partecipate dagli enti pubblici.
“In particolare – spiega – espressamente l’art. 20 del Testo unico, vieta il mantenimento di partecipazioni in società che svolgono attività analoghe o similari disponendo, in questi casi, l’approvazione di un piano di riassetto per la loro razionalizzazione, fusione o soppressione, anche mediante messa in liquidazione o cessione; l’Amministrazione Comunale ha deciso il contrario, portando da due a quattro le società con attività simili.
Inoltre il punto, ritenuto fondamentale dall’Amministrazione, di un risparmio sull’Iva, come fatto rilevare dal Collegio dei Revisori dei Conti, non è scontato e va tutto verificato e comunque per l’eventuale risparmio occorre aspettare tre anni almeno di attività delle nuove partecipate.
E ancora, non avendo consultato preliminarmente le organizzazioni sindacali sulle misure riguardanti l’attuale personale della Spm, l’operazione frettolosamente messa in piedi potrebbe non realizzarsi.
In merito alla fretta con la quale si è proceduto, appare strano che con una determinazione del 29 settembre si prende atto positivamente di un piano di risanamento della società Spm e non si fa alcun riferimento alla costituzione di altre due società, e subito dopo, il 16 ottobre, la Giunta predispone la proposta poi approvata dal Consiglio Comunale.
Continuiamo a pensare – conclude D’Antona – ad un improvvisato meccanismo di “scatole cinesi” che ha lo scopo di rinviare al futuro il vero problema: il pagamento da parte del Comune dei debiti milionari verso le partecipate e quindi il ritardo, ormai cronico, di cinque mesi di stipendio per i dipendenti della SpM”.