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Critica letteraria. Corrado Calvo legge Pisana

Gli autori rosolinesi in “Viaggio nell’area aretusea” di Domenico Pisana, Armando Siciliano editore
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Domenico Pisana è uno degli intellettuali più noti e rappresentativi del nostro territorio; sicuramente il più apprezzato in ambito nazionale e internazionale. Basti pensare che alcuni suoi scritti sono strati tradotti e diffusi in diversi Paesi. Autore versatile e di grande cifra, ha scorrazzato nei diversi generi letterari: dalla poesia alla storia, dallo studio delle tradizioni alla saggistica, dalla teologia alla critica letteraria, evidenziando una vasta preparazione personale e grande rigore di trattazione. Uomo di saldi principi, è stato chiaro punto di riferimento per i suoi allievi e per gli amici che vanta in tutta Italia (penso in special modo al Caffè letterario Quasimodo da lui fondato e clonato nelle città vicine).
Nella veste di critico letterario, è uscita nello scorso agosto la sua opera Viaggio nell’area aretusea, percorsi di poesia, narrativa, saggistica, Armando Siciliano Editore, 2020, che continua l’indagine critica iniziata con gli autori dell’area iblea. Pisana ci consegna un vero trattato di critica letteraria, che nasce dalla frequentazione diretta degli autori e soprattutto dall’aver offerto generosamente alle loro opere la prefazione o l’introduzione. E’ un’impresa nuova che tocca, mentre sono in vita, autori in attività, di cui mette in evidenza contenuti e tratti stilistici personali con l’occhio rivolto all’alveo fluente di una loro precisa contestualizzazione.
Nel presente volume la parte leonina spetta incontestabilmente agli autori rosolinesi, otto su quindici, quasi tutti appartenenti all’Associazione Cultura e Dintorni. Di questo sono particolarmente orgoglioso, essendone il presidente ed essendone stato con alcuni degli autori presenti il fondatore. Si tratta di poeti e scrittori, studiosi di tradizioni locali e saggisti, che interpretano il territorio e l’ethos profondo della nostra gente. Testimoni di un fermento culturale vivo e intenso che alimenta concretamente l’aspirazione di crescita della città. Il saggio offre di ogni autore brevi note biografiche e un’antologia di testi che ci aiutano a collocarlo e a comprenderne dinamiche e visioni. Ci trasporta in un viaggio attraverso il nostro territorio, non certo per segnalarne i rilievi e i dati fisici-geografici, quanto per evidenziarne l’anima culturale che l’accomuna e che emerge dalle diverse sensibilità e modulazioni degli autori. Rappresentanti quasi di una stessa scuola letteraria, quella di Cultura e Dintorni e del Caffè letterario Quasimodo. E di ognuno di essi, al di là di ogni fondamento semantico ed estetico, ci consegna il loro essere profondo, tracciandone una preziosa mappa interiore.
Chi prende il libro in mano deve tener conto che Pisana per fare questo mette in campo la varietà e la ricchezza dei suoi strumenti di analisi, segue precisi procedimenti metodologici, non si lascia irretire dalla vecchia dicotomia forma-contenuto superandola col concetto crociano e dei formalisti russi di “unità nella diversità”. Conosce il metodo fenomenologico di Husserl che invita ad analizzare l’opera letteraria per strati: lo strato fonico (riguardante il linguaggio), lo strato delle unità semantiche (con i vari livelli di comprensione: metanarrativo, tematico, simbolico, allegorico, anagogico ecc.) e lo strato che il polacco Roman Ingarden chiama delle “qualità metafisiche” (il tragico, il sublime, il sacro, il comico, come opportunamente segnala in Comico per forza di Stefano Trombatore). Gli strati poggiano l’uno sull’altro e sta al lettore fruitore distinguerli. A Pisana non sfugge neanche la lezione di Lukacs per cui la letteratura è lo specchio della realtà così come ci hanno mostrato nelle loro opere Stendhal e Balzac, Verga e De Roberto, particolarmente attenti alla prospettiva storica e sociale. Tutto questo c’è nel lavoro di Domenico Pisana.
Ma andiamo alla prima mappa interiore, quella della poetessa Giovanna Alecci: La bellezza dell’amore e dell’accoglienza, la definisce. E infatti mette in risalto la bellezza dell’amore e dell’accoglienza, che l’autrice col “pentagramma della sua dimensione interiore” modula nelle varietà dominanti della sua pur giovane esperienza. Ne vengono fuori i versi soavi, delicati e intensi di Venere illusa e i sogni che dispiega in essi la sua autrice, o le liriche drammatiche e dolorose de Il mare degli ultimi, in cui la poetessa mette in versi il tema dei migranti, scoperchiando un mondo complesso e contraddittorio, umanamente lancinante col suo orribile carico di morte e di indifferenza.
Pisana con critica penetrante e puntuale riesce a restituirci il respiro universale di cui l’opera poetica di Giovanna Alecci sa vestirsi e il forte impatto comunicativo che la contraddistingue. Infine, per meglio chiarire la cifra diversa per stile e contenuto dei due volumi, mette a confronto, riportandole in antologia, due liriche appartenenti rispettivamente alla prima e alla seconda raccolta. Alla grazia tutta femminile ed emblematica della prima lirica, si contrappone il pathos e il bisogno di speranza della seconda.
Allo stesso modo, disegna magistralmente la mappa interiore del poeta Giuseppe Blandino, del quale coglie subito il tema centrale che ne attraversa la produzione poetica: la condizione ontologica dell’uomo. Quindi analizza la sensibilità, la modulazione, i sentimenti profondi e universali che la caratterizzano, evidenziando la naturale allergia del poeta alle forme ricercate che lo porta a rifuggire dalle elaborazioni alchemiche. Arriva a tracciarne perfino i dati sostanziali: il senso, la visione e la concezione umana che se ne deduce, il tema onnipresente dell’amore, il rapporto con la terra d’origine, il ruolo scomodo del poeta nella nostra società. Condizione questa, la scomodità del ruolo del poeta nella società, che Pisana ben conosce per averne lui stesso pagato lo scotto a causa dell’impegno civile ed etico profuso nelle proprie liriche. Di Blandino rileva la percezione interiore che riscopre il volto dell’uomo, paragonandolo al viandante che s’affanna a scoprire il senso di tutto ciò che lo circonda, mentre si muove tra coordinate metafisiche e ambiguità di luoghi, in una circolarità ermeneutica, tra luce e tenebre, gioia e dolore, illusione e speranza che lo portano a interrogarsi, a porsi domande di senso e a cercarvi, non sempre trovandole, risposte.
Quella di Blandino, conclude Pisana, è “poesia ininterrotta”, un fiume di pensieri che avvolge il filo dei contrari e delle ansie umane.
Pisana, come appare evidente veste i panni del rigore e, lontano dalla piaggeria e dalla accomodante referenzialità, opera una valutazione critica e onesta del testo, individuandone livelli ermeneutici, struttura e linguaggio, smontandone le sezioni e scavando in profondità. “Quando io penetro l’ultimo canto di Dante, io sono Dante”, scriveva B. Croce, allo stesso modo Pisana diventa quell’autore che analizza ed è capace di sintetizzare in una frase, in un titolo, l’universo poetico e letterario dell’autore trattato.
Lo ha fatto con La relazione, il mio romanzo d’esordio, quando lo definisce “realismo storico-metafisico di uno scrittore polisemantico”; e ancora non mi conosceva. Ma lo fa con tutti. Con Angelo Fortuna: La letteratura della memoria e l’incursione nel groviglio del quotidiano; con Corrado Di Pietro: La Sicilia di ieri e di oggi tra magia, bellezza e tradizione; lo ha fatto con l’ultimo mio romanzo, La lama sottile dell’amore: il rapporto dell’io con l’altro in tutte le sue direzioni e nelle varie prospettive.
Lo fa con Ignazia Iemmolo Portelli, autrice poliedrica, che nel suo impegno spazia dalla poesia in lingua e in vernacolo allo studio delle tradizioni e della cultura popolare, dal romanzo alla memorialistica ai racconti. E Pisana, felicemente, con una frase onnicomprensiva ne definisce la produzione letteraria: Narrativa e poesia come sguardo sull’esistenza tra passato e presente. In questa semplice e breve locuzione condensa e dice tutto. Indica come la Iemmolo leghi saldamente la sua opera agli studi sulla cultura popolare locale, ai suoi modi di dire e di pensare, coniugata in versi eleganti e in una prosa intrigante e gravida di messaggi. Una produzione complessa, ricca di forza evocativa, che si afferra alle radici della terra, alle antinomie e agli affetti dell’esistenza, alle credenze e alla saggezza popolare e contadina. Annota come i suoi racconti (Fatti curnutu ca a pacienza ti veni) e il suo romanzo breve (Le donne di Peter) possiedono la corporeità che tanto piaceva a Marziale e che qui diventa metafora del sentimento. Evidenzia, infine, il coraggio della poetessa di mettersi a nudo in A cuore aperto… mi racconto con tutta la sua umanità di donna, di moglie, di madre, di nonna, di docente e di persona di fede. Come Montale, dichiara Pisana, la Iemmolo rivisita l’età che ama, lasciata da tempo alle spalle e tradotta in codice poetico.
I riferimenti letterari illustri, come si è capito, nel saggio critico di Pisana non mancano, anzi servono a darci una prima visione dell’opera o a confermarcene la bontà.
Per La Cena. Una sera di primavera di Salvatore Ignaccolo, chiama subito in causa la celebre cena di Trimalcione di Petronio, così da darci una prima coordinata ermeneutica. Pisana definisce questo romanzo “un racconto politematico”, in cui l’autore affronta il rapporto tra sacro e profano, scetticismo e credulità, scienza e superstizione, dicotomie sociali e culturali che in ultima istanza affondano all’interno dell’antico conflitto del bene e del male all’interno della persona, di ognuno di noi. Partendo da queste premesse ne ravvisa e scandaglia tre livelli: il narrativo-creativo (la ricostruzione della cena in una villetta della campagna siciliana); il livello epistemologico sostanziato dalle riflessioni dei commensali sulle questioni inerenti la conoscenza e la verità; il livello dialettico che svela l’interazione dei personaggi alla stregua dei dialoghi platonici. Del libro scritto da Ignaccolo col compianto Pietro Gennaro, Biografia d’impresa, intercetta subito lo scopo dell’opera: mettere il lettore di fronte all’urgenza di un cambiamento della concezione della politica e dell’economia.
Per l’opera di Pina Magro conia la definizione di “identità antropologica della sicilitudine”. Una identità che si nutre del bisogno di raccontare il passato, di riandare indietro nel tempo per raccontare episodi, accadimenti, esperienze, aneddoti, ricordi. Bisogno che Pisana identifica argutamente col bisogno di “connettersi alle proprie radici” chiamando a soccorso la memoria. In questo lavoro Pina Magro diventa, afferma Pisana, testimone dei tempi e maestra della vita. Qualità che l’autrice dispiega nelle pagine de La casa ricamata e de La dama in verde come se sfogliasse un album della memoria soffermandosi delicatamente sui sentimenti, sugli immaginifici ricordi con cui circonda figure a lei care e personaggi con cui srotola il velo della memoria.
I racconti di Pina Magro, conclude il nostro critico, sono una forma della memoria modellata su accadimenti di chiara semplicità e quotidianità. Ma ciò non deve trarci in inganno in quanto lo stesso Omero fa l’identica cosa soffermandosi sul cane Argo o Umberto Saba quando sceglie di cantare la “gialla polenta”, in quanto intento dell’autrice è quello di mettere a contatto l’uomo contemporaneo con un “lontano che si fa presente”.
Il tema della memoria ritorna con Piero Meli. Una memoria rivolta al recupero del patrimonio antropologico, etico e religioso del territorio di appartenenza. E anche qui non manca il dotto riferimento letterario, a Primo Levi, il vero cultore della memoria: “La memoria, come tutte le cose, va nutrita”. E infatti Pisana utilizza per l’opera di Meli la definizione: il recupero memoriale di riti e tradizioni siciliani. Esaminando il ricco volume Civiltà contadina siciliana tra terra e cielo ne mette in rilievo la connotazione descrittiva e la struttura dell’indagine operata all’interno del “quadro di frammenti di storia e di etnoantropologia siciliana”, in cui Meli fa rivivere fedelmente riti e costumi di Rosolini. L’opera ci restituisce un patrimonio antropologico, etico e religioso sicuramente rilevante dal punto di vista valoriale, al cui interno spicca la marcata differenziazione di ruolo tra uomo e donna. Pisana segnala, inoltre, come l’autore si soffermi sulla Casa del contadino che sorgeva in Via Sipione e sulle vicende legate alle lotte che esplodono nel secondo dopoguerra, dopo la parentesi fascista. Alla fine Pisana con Tolstoj può dire che Meli raccontando il suo villaggio ci ha raccontato il mondo.
Nell’antologia critica di Pisana è inserito anche un sacerdote, ma è di quelli che hanno fatto il sessantotto e lavorato con gli operai, uno studioso dei Vangeli e dell’Apocalisse. Parlo di Stefano Trombatore, presente qui come autore. Per lui Pisana ha coniato una definizione più lunga delle altre: “L’avventura di un prete nelle pieghe della vita tra bellezza, ironia, comicità e ricerca della giustizia”. Le opere prese in esame sono: Insieme si può e Comico per forza.
Insieme si può ha la struttura di romanzo. Narrato in prima persona, inserisce il suo giovane protagonista, Francesco, nel clima della contestazione sessantottina che lo porta fra l’altro, lui che vuole diventare sacerdote, a denunciare una chiesa lontana dalla gente e dai suoi problemi più impellenti e concreti. Giudizio non condiviso dal Pisana, che lo considera ingeneroso e sul metro di misura marxista, perché rischia di offrire un’immagine di chiesa riduttiva e connivente con il potere politico ed economico; il che – aggiunge – se da una parte è vero, dall’altra non rende giustizia alla chiesa autentica e fedele a Dio e all’uomo (p. 216). Per cui la narrazione gli appare inserita in una visione storica troppo ideologizzata. Apprezza però l’onestà intellettuale dell’autore che nel corso della narrazione edulcora questa sua valutazione. E’ un romanzo di formazione, di un viaggio durante il quale il protagonista cresce, impatta con la realtà, matura. E alla fine del suo percorso sceglie con chiarezza di mettere gli ultimi, i poveri e gli esclusi al centro della sua esperienza umana e sacerdotale. In Comico per forza Trombatore facendo sua la concezione bergsoniana che il riso è un fenomeno sociale, perché si ride in un gruppo con gli amici, fa del riso una terapia efficace. E insieme, critico e autore, riconoscono nella risoterapia la medicina naturale al malessere che investe la vita sociale contemporanea. (E se l’uomo si mostra capace di ridere di sé e di autoironia, è ancora meglio.)
In conclusione Viaggio nell’area aretusea, ove si trovano, insieme ai succitati rosolinesi, altri interessanti autori come Maria Lucia Riccioli, Annalisa Stancanelli, Luca Campi, Angelo Fortuna, Corrado Di Pietro, Nicola Bono e Gioia Pace, è un viaggio che fa interagire sensibilità letterarie diverse, animato dal bisogno di mettere in luce l’identità collettiva contemporanea di un’area geografica che da sempre vanta una vivacità culturale degna di interesse e meritevole di riconoscimento. Il lavoro critico di Pisana punta a tutto questo ed il risultato è sicuramente felice. La sua è un’operazione letteraria storica, della quale chi in seguito vorrà accostarsi alla nostra area e ai suoi autori non potrà fare a meno. E’ un precursore, Pisana, che segna la via.
Possiamo affermare che è nata una scuola letteraria del sud-est. Del Caffè letterario Quasimodo e di Cultura e Dintorni?

Corrado Calvo

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Corrado Calvo, docente di storia e di filosofia, è autore di romanzi, racconti, saggi critici.
E’ presidente e fondatore dell’Associazione Culturale “Club Famiglie” e dell’Associazione “Cultura e Dintorni”, con sede in Rosolini.
Ha pubblicato: Printemps, silloge di poesie, 1976; Il motivo della strage nella letteratura del Rinascimento, saggio critico, 1982; L’amorosa notte e altri racconti, 1986; Il grottesco, 1988; La sorella, 1989; Il repubblicanesimo da Mazzini a Pasquale Bandiera, in Atti del Convegno (2005); La Relazione (2008), romanzo; Economia e classe dirigente nella Sicilia borbonica, 2011; Frantumazione dell’essere e motivo politico nei versi di “Canto dal Mediterraneo” di Domenico Pisana, 2013; Nel nome del padre. Dear Frank, Giorgio caro (2013), romanzo; La lama sottile dell’amore (2019), romanzo, in stampa; L’amore sbagliato (2019), racconti.
Diversi i riconoscimenti ricevuto dall’autore, tra i quali segnaliamo: Premio Sicilia Narrativa 2014; Premio di Narrativa “La Pania”, Comuni della Garfagnana, Toscana, II Edizione 2014, Premio Internazionale di Arti Letterarie THESAURUS, Albarella. Venezia, III Edizione.

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