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Tutelare anziani da nuova ondata Covid. I dati di Anteas Ragusa

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Ora che la seconda ondata dell’epidemia sta per entrare nel vivo, anche nella provincia iblea, Anteas Ragusa lancia un appello affinché si faccia il possibile per tutelare gli anziani, essendo una delle fasce più deboli della popolazione. “Purtroppo – sottolinea il presidente Rocco Schininà – quello che temevamo si è avverato. L’incremento dei contagi è in crescita. E numerose sono pure le persone anziane interessate. Ora, quindi, bisogna correre ai ripari. I dati Istat indicano che l’85 per cento dei decessi per coronavirus ha colpito la popolazione con più di 70 anni. Oggi i prototipi delle vittime sono l’uomo di 79 e la donna di 84 anni con delle patologie. Allora occorre capire come affrontare il problema: come garantire sicurezza evitando la solitudine? E, più in generale, come organizzare la gestione di una fascia di popolazione sempre più ampia con servizi e politiche adeguate ai bisogni?”.
Per Schininà, non ci sono dubbi. “Le persone che non vedono più i loro parenti – aggiunge il presidente Anteas – stiamo parlando delle case di riposo dove le visite per precauzione nella maggioranza dei casi sono state abolite, stanno peggio, non dormono, tendono ad essere agitati, mangiano poco, sono ansiosi, anche perché l’operatore deve tenere le distanze e porta la mascherina. Ma non c’è alternativa. Non dimentichiamo, infatti, che l’anziano è la vittima, non il trasmettitore del virus. A marzo i decessi erano sul territorio, la maggioranza delle morti dentro le residenze sono avvenute ad aprile. Ciò significa che il virus è stato portato da parenti, operatori o fornitori. Ora tutte le precauzioni sono state prese, il personale è dotato di dispositivi di protezione, fa periodicamente tamponi sierologici, se manifesta un minimo problema di salute rimane a casa, però è impossibile azzerare il rischio, perché chi lavora nelle strutture ha una vita propria, una famiglia, figli che vanno a scuola, contatti esterni. In molti casi gli anziani necessitano di un’assistenza che non può prescindere dal contatto fisico, seppure protetto”.
“Questo – aggiunge Schininà – per quanto riguarda gli ospiti nelle strutture. Poi, ci sono gli anziani che stanno a casa. E già alcuni ci hanno fatto sentire la propria voce, temendo che possa verificarsi quanto già accaduto nel marzo scorso. Quindi, hanno il timore di potere rivivere la pesante esperienza del lockdown totale. Ecco perché invitiamo tutti i parenti di anziani che continuano a vivere da soli a organizzarsi per portarli a casa con loro oppure per intensificare le visite a maggior ragione in questo periodo. Noi lanciamo un appello teso a sensibilizzare quanti più ragusani è possibile affinché si possa adottare un anziano, una pratica che deve diventare una sana abitudine al fine di aiutare i nostri nonni a superare una fase così complessa. Da cui usciremo, ne sono sicuro, ma per superare la quale ci vorrà tutta la nostra determinazione e capacità di interagire con gli altri”.

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